Pedofilia, 007 sotto traccia svela la rete di insospettabili da Napoli al resto d'Italia

Pedofilia, 007 sotto traccia svela la rete di insospettabili da Napoli al resto d'Italia
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 29 Settembre 2022, 08:27 - Ultimo agg. 17:51
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Pagavano in bit-coin, le immagini venivano attinte da una sorta di pozzo senza fondo, il cosiddetto dark web. Tutto avveniva attraverso canali telematici, nuova frontiera di un mercato ignobile, quello della pedopornografia. Blitz all’alba di ieri mattina, ci sono 26 indagati in diverse regioni italiane, un soggetto agli arresti (è un torinese di origini calabresi), siamo alla classica punta di iceberg. Inchiesta condotta dalla Procura di Napoli, che prende le mosse da una sorta di cellula cittadina - nome in codice “black room” - capace di articolare i propri affari in mezza Italia.

Traffico di fotografie e immagini di minorenni, un mercato scoperto grazie alla strategia messa in campo dalla polizia postale e delle comunicazioni di Napoli. In questo caso, infatti, è stato utilizzato un agente infiltrato, che ha fatto credere di essere sistematicamente interessato alle offerte di mercato. Un lavoro decisivo per consentire un lavoro di identificazione che ha dato e che sta dando dei frutti sotto il profilo investigativo. è emerso un tariffario, un metodo di comunicazione, un sistema criminale costruito sulla pelle di soggetti indifesi. Si tratta di un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, da anni a capo del pool fasce deboli della Procura di Napoli, che si è avvalsa della competenza di un pool di magistrati specializzati nei cosiddetti reati infornatici. 



Ma torniamo al lavoro emerso in queste ore, dopo mesi di attività rigorosamente sotto traccia. Torniamo al lavoro sotto copertura: uno o più agenti infiltrati si sono mostrati interessati alla merce in vendita. Hanno agito da agenti provocatori, in uno scenario nel quale tutti i soggetti coinvolti sono abituati ad agire in anonimato o schermati da nomi fasulli e da profili posticci. Un lavoro decisamente sporco, quello degli investigatori, che ha fatto emergere metodi e possibili responsabilità messe in campo ogni giorno. Tutto avveniva tramite una nota piattaforma di messaggistica istantanea, che veniva usata solo per i contatti per così dire in superficie. Il resto passava attraverso dei canali che potremmo ricondurre al cosiddetto dark web, rigorosamente al riparo da ogni possibile tracciamento. 

Ma come funzionava il sistema? Fatta la richiesta iniziale, si stabilivano le condizioni di pagamento.

In sintesi, si procedeva con l’iscrizione a una sorta di gruppo, tramite un abbonamento a pagamento. Poteva durare un giorno o una settimana, a seconda delle condizioni di pagamento, in relazione al prezzo pattuito all’inizio. A partire dal via libera, che avveniva attraverso uno scambio di codici. Ed è sempre tramite questo tipo di canale, che veniva trattato l’aspetto economico: i soldi prima delle foto.

E i soldi venivano versati tramite moneta elettronica, non tracciabile, che può essere convertita in beni materiali (soldi, azioni, lingotti e altro) in qualsiasi banca del mondo. Una frontiera che si alimenta di contatti e che ruota attorno a soggetti che agiscono in anonimato. Per anni, l’ufficio inquirente partenopeo ha provato ad entrare in possesso di codici di comunicazione, rimanendo quasi sempre all’esterno di un certo tipo di meccanismo. Oggi c’è invece il lavoro fatto da agenti provocatori, che hanno trafficato merce illegale, acquisendo informazioni utili per una possibile identificazione dei registi di questo tipo di affare. È in questo scenario che sono state messe a segno delle perquisizioni a carico di 26 soggetti. Non solo Napoli, ovviamente. Blitz anche in Piemonte, in Umbria, in Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Toscana, Veneto e Calabria. In quest’ultima regione, è stato messo a segno un ordine di arresto, su mandato dell’autorità giudiziaria piemontese. Analisi dei flussi economici, anche se in questo senso le indagini fanno i conti con la difficoltà di stanare i canali della moneta elettronica. Una inchiesta che ora attende le verifiche dai pc e cellulari di ultima generazione finiti sotto sequestro.

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