Pellegrinaggi, viaggi e hotel:
le mani dei clan su Medjugorje

Pellegrinaggi, viaggi e hotel: le mani dei clan su Medjugorje
di Mary Liguori
Sabato 7 Luglio 2018, 22:59 - Ultimo agg. 8 Luglio, 22:37
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È arrivato come un fulmine preannunciato da innumerevoli tuoni il monito dell’arcivescovo polacco Henrick Hoser, «commissario» del papa a Medjugorie. «Qui il bene e il male sono in lotta perenne, le mafie napoletane fanno affari a Medjugorie». Lo ha detto durante la messa all’aeroporto di Varsavia, dove mercoledì si è imbarcato per trasferirsi a Medjugorie per le indagini sul fenomeno delle apparizioni mariane. Ma cosa c’è dietro le parole del visitatore apostolico che, da qualche giorno, si è stabilito nella meta spirituale più amata dai napoletani?

A quanto pare, avrebbe preso spunto da ciò che sta emergendo a corredo dell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sull’esorcista abusivo Michele Barone, arrestato a febbraio per abusi su minori. Il prete di Casapesenna, nel Casertano, era vicino al cardinale Liberio Andreatta, capo dell’Opera Romana dei Pellegrinaggi, «licenziato» dal papa un anno fa. Barone ha organizzato per anni viaggi verso Medjugorie, sia dalla Campania che dall’Irlanda e, indagando su di lui, che è il cugino omonimo di un ex camorrista del clan Zagaria, sta vedendo fuori uno scenario complesso in cui si sta districando, non senza difficoltà, la guardia di finanza. Il volume d’affari alimentato dalle visioni sul Križevac è difficilmente calcolabile ma, stando a ciò che col contagocce vien fuori dagli ambienti giudiziari, sono tre i punti su cui i clan avrebbero messo le mani. In primis i viaggi verso l’Erzegovina: a migliaia partono ogni mese dalla Campania.

È una macchina da soldi. Parallelo al circuito ufficiale, ci sono le agenzie che organizzano i viaggi autonomamente, al costo di 450 euro a persona. Ed è in questo circuito parallelo che s’insinuerebbero i clan. Poi ci sono gli alberghi: i pellegrini che partono da Napoli e Caserta alloggiano tutti nelle stesse strutture, tre in particolare, ai piedi del monte delle apparizioni. I proprietari «ufficiali» degli alberghi in questione potrebbero essere intestatari fittizi; d’altronde il ricorso ai prestanome è la tecnica «preferita» dalla camorra per evitare guai e sequestri. Infine, c’è tutto un discorso collegato alle guide abusive che operano a Medjugorie. La camorra lucrerebbe su tutto ciò, alle spalle di migliaia di ignari pellegrini. Clan dei casalesi coinvolto solo in parte, sembra che la «regia» sia tutta napoletana.

Un sospetto nato già nel 2012, quando Mirjana Dragicevic scelse l’Italia per una delle sue rare trasferte e, come nel 2010, si recò al Palavesuvio di Ponticelli. Oltre 50mila fedeli assistettero alla trance mistica cui seguì il messaggio affidato dalla Vergine a Mirjana. È la stessa veggente amica di don Barone e proprietaria di un hotel nel paesino dell’Erzegovina che, da poverissimo, si è trasformato in una miniera d’oro.  

Su Medjugorie il Vaticano è sempre stato scettico. Papa Francesco ha di recente messo in dubbio il fenomeno della «Madonna postina» e ha inviato Hoser per continuare l’inchiesta condotta fino al 2016 da cardinal Ruini che, nella sua relazione, diede credito solo alle prime sette visioni, tutte nel 1981. Hoser ha lanciato un messaggio forte che ha fatto il giro del mondo. E le ipotesi di una regia della camorra dietro i pellegrinaggi, del riciclaggio in un Paese dell’Est dove per lo Stato italiano recuperare i beni della mafia è pressoché impossibile, vengono dall’inchiesta su Barone, il confessore dei vip. Sullo sfondo, i gruppi campani di Rinnovamento dello Spirito, molti capeggiati da una napoletana, e la fondazione Piccola Casetta di Nazareth di Casapesenna, nata nel ‘44 per gli orfani di guerra e oggi presente con più sedi in Campania. Finita sotto la lente dopo l’arresto di Barone, è una realtà ibrida sulla quale la stessa Chiesa intende vederci chiaro tanto che sono al lavoro gli ispettori vaticani. 
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