Dopo la condanna definitiva a sette anni di reclusione per disastro ambientale colposo e la scarcerazione arrivata ad aprile dopo pochi mesi di reclusione grazie all'indulto e alla conseguente riduzione della pena, i fratelli Pellini, Giovanni, Salvatore e Cuono, finiti al centro di una delle inchieste sulla cosiddetta Terra dei Fuochi, avevano sperato in un ricorso straordinario alla Corte di Cassazione per quello che tecnicamente viene definito «errore di fatto». Ricorso bocciato dalla Suprema Corte, che lo ha ritenuto inammissibile alla luce della nuova normativa che non prevede ricorsi straordinari a firma degli stessi interessati, come invece era consentito in passato.
Ora per gli imprenditori acerrani condannati per una gestione dei rifiuti che ha provocato danni nei territori della provincia di Napoli, tra Acerra, Qualiano e Bacoli, restano aperte ancora due parentesi giudiziarie. Una riguarda il ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo presentato dai difensori (gli avvocati Marco Bassetta e Lucio Majorano) dopo il provvedimento provvisorio che ad aprile scorso, in attesa della pronuncia del tribunale di Sorveglianza, aveva rimesso in libertà gli imputati: in questo caso la procedura è ancora in corso. L'altra parentesi riguarda le sorti dei beni dei Pellini finiti sotto sequestro a febbraio 2017. Fabbricati, ville, auto, rapporti bancari e quote di quelle società su cui si è a lungo indagato: è consistente il patrimonio dei fratelli Pellini per il quale la Procura ha chiesto la confisca, ritenendolo frutto di attività illecita. Il destino dei beni di famiglia sarà deciso nei prossimi 90 giorni. È questo infatti il termine che il Tribunale per le Misure di prevenzione ha indicato per il deposito della decisione. All'udienza di ieri i difensori (l'avvocato Francesco Picca per gli imprenditori Pellini e l'avvocato Paola Tafuro per i familiari dei Pallini in quanto terzi intestatari dei beni di famiglia) hanno replicato alla richiesta della Procura chiedendo invece la restituzione dei beni. E a sostegno della propria tesi hanno depositato una memoria difensiva per dimostrare che, al netto dei fatti oggetto della condanna definitiva, non ci sarebbero state in questi anni altre iniziative da parte i magistrati e forze dell'ordine nei confronti dei fratelli Pellini e un'informativa recentissima della Questura per dare conto della condotta di vita degli imprenditori dopo la scarcerazione di aprile. Al vaglio del Tribunale ci sono anche le consulenze tecniche sul patrimonio dei Pellini finalizzate a valutare se tra i redditi dichiarati nell'ultimo trentennio e i beni posseduti ci sia o meno una sproporzione, se insomma possa o meno trattarsi di un accumulo illecito di beni come accusa la Procura. Le consulenze tecniche sul patrimonio degli imprenditori sono state ben tre: una disposta dalla Procura, una depositata dalla difesa e una superperizia disposta dal Tribunale stesso. Si vedrà.
Pellini, bocciato l'ultimo ricorso: il tribunale decide sulla confisca
di Viviana Lanza
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Giovedì 17 Gennaio 2019, 10:30
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