«Pene più severe per i minorenni», da Napoli coro di no a Salvini

«Pene più severe per i minorenni», da Napoli coro di no a Salvini
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 17 Novembre 2018, 08:00
3 Minuti di Lettura
Un coro di no. La proposta avanzata ieri da Matteo Salvini al termine del comitato per l'ordine pubblico celebrato in Prefettura a Napoli sulla necessità di inasprire le pene previste per i minori che commettono reati non convince. E tanto meno l'idea del ministro dell'Interno - che si è detto disponibile a ragionare sull'abbassamento dell'età imputabile - riscuote consensi.

Giovandomenico Lepore è stato al vertice della Procura di Napoli per sette lunghi e difficili anni durante i quali l'ufficio inquirente partenopeo ha opposto una energica azione di contrasto non solo contro i clan di camorra, ma anche nei confronti della microcriminalità e della delinquenza giovanile. Il suo giudizio sulle proposte formulate dal leader leghista è senza appello: «Inasprire le pene nei confronti dei minori non serve a niente. Come non serve abbassare il livello dell'età imputabile».
 
«L'inasprimento delle pene edittali - spiega l'ex procuratore - non ha mai costituito un deterrente per nessuno. Se si vogliono affrontare seriamente certi argomenti bisogna sposare tutt'altra filosofia: agendo a monte, sulle cause e non certo sugli effetti dei comportamenti dei giovanissimi. Forse sembrerà ripetitivo, ma non è banale ripetere che i minori, specialmente a Napoli come in molte altre realtà del Sud, vanno educati alla legalità attraverso centri di aggregazione: penso alle palestre e allo sport in generale, alle scuole aperte tutto il giorno e ad altre attività ricreative come lo erano un tempo gli oratori».

«Parlo con cognizione di causa: da quando presiedo l'Osservatorio della Legalità di Scampia ho verificato quanto importanti siano le associazioni di volontari che sottraggono letteralmente e materialmente i ragazzi a rischio dalla strada. Inasprire le pene? Non serve per gli adulti, figuriamoci per i ragazzini: vogliamo forse arrestarli quando sono ancora nella culla, o a 12 anni?...».

Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'ex questore di Napoli e prefetto Luigi Merolla. «I giovani con i coltelli addosso? È storia antica, nulla di nuovo sotto il sole - dice - Ricordo bene due episodi: il primo risale all'ormai lontano 1975, quando ero un giovane vice-commissario della Polizia di Stato in servizio alla Squadra mobile di Nuoro. Una notte si verificò un grave fatto di sangue: un sergente dell'Esercito venne ferito gravemente a coltellate in un paesino dell'entroterra. A colpirlo quasi mortalmente fu un ragazzino. Poi ricordo quando, proprio a Napoli, l'allora prefetto Renato Profili decise di vietare la vendita di coltelli che venivano addirittura venduti nelle edicole, all'indomani dell'omicidio di un povero edicolante del Vomero da parte di un minorenne già pregiudicato. Da allora ad oggi nulla è cambiato, ma questo non significa che inasprendo le pene o abbassando il livello dell'età punibile si risolvano drammi e tragedie».

«Se poi allarghiamo lo sguardo dell'orizzonte - prosegue - ci accorgiamo che i fenomeni legati al bullismo, alle babygang e al disagio giovanile è lo stesso sotto tutte le latitudini. Da Parigi a Londra - e sottolineo Londra, dove solo qualche mese fa c'è stata un'escalation di aggressioni e fatti di sangue anche molto gravi che hanno visto come protagonisti dei ragazzini - la violenza è sempre la stessa».
Proposte? «La strada da seguire - conclude il prefetto Merolla - resta quella della prevenzione, seguita da una repressione altrettanto seria. Poi, ovviamente, è necessaria la certezza della pena».

Claudio Botti è uno degli avvocati penalisti più affermati e stimati a Napoli, e non solo a Napoli. Anche lui si dice contrario alle «ricette» stilate dal ministro dell'Interno in tema di minori. «Su questa materia - dice - imboccare la strada del giro di vite non serve. L'inasprimento delle pene non ha mai sortito effetto su nessuno, a cominciare dagli adulti».

«Ed è un'idea sbagliata, inutile, improduttiva e dannosa - conclude - anche quella di modificare la soglia dell'età imputabile. Oggi ho letto sul «Mattino» un'intervista al giudice dei minori Maurizio Barruffo, che condivido totalmente. Ha ragione il magistrato quando dice che le strade da seguire sono ben altre. Ci pensi, il ministro dell'Interno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA