«Pentiti bruciati»: Dda apre inchiesta
sul falò di camorra a Castellammare

«Pentiti bruciati»: Dda apre inchiesta sul falò di camorra a Castellammare
Lunedì 10 Dicembre 2018, 17:13 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 06:31
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La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sta indagando sul falò per la festività dell'Immacolata che venerdì scorso, a Castellammare di Stabia, è stato usato come veicolo per lanciare un messaggio di morte ai collaboratori di giustizia: sulla legna accatastata in piazza, infatti, è stato appeso un manichino e un lenzuolo con la scritta «Così devono morire i pentiti, abbruciati». La scorsa settimana la squadra Mobile, coordinata dalla Procura Antimafia, ha messo a segno un'operazione conclusasi con l'arresto di 13 persone (9 in carcere e 4 ai domiciliari) tra le quali spicca il nome di Teresa Martone, la vedova del boss Michele D'Alessandro e il noto imprenditore Adolfo Greco.

L'inchiesta riguarda una presunta connivenza tra un settore dell'imprenditoria locale e quattro clan di camorra che facevano riferimento al noto imprenditore il quale, secondo gli inquirenti, aveva assunto un ruolo fondamentale nell'ambito delle attività estorsive della criminalità organizzata ai danni degli imprenditori e dei commercianti della zona. Nella sua abitazione, nascosti in un'intercapedine ricavata in un muro, accessibile solo attraverso un meccanismo azionabile elettricamente, la Polizia di Stato ha trovato circa due milioni e mezzo di euro in contanti, su cui sono in corso approfondimenti. Le indagini si sono basate anche sulle dichiarazioni rese da tre collaboratori di giustizia tra i quali figura Salvatore Belviso, l'ex uomo di punta del clan D'Alessandro che spiegò come la camorra uccise (nel febbraio 2009) il consigliere comunale Luigi Tommasino del Pd a Castellammare di Stabia. L'imprenditore Adolfo Greco, che è in carcere, nei giorni scorsi ha sostenuto l'interrogatorio di garanzia e ha già depositato un'istanza per ricorrere al Tribunale del Riesame.
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