Pescivendolo ucciso a Boscoreale, è caccia ai killer di Antonio: «Serve una risposta forte»

Pescivendolo ucciso a Boscoreale, è caccia ai killer di Antonio: «Serve una risposta forte»
di Dario Sautto
Lunedì 27 Dicembre 2021, 08:55 - Ultimo agg. 28 Dicembre, 16:50
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Due rapine in pochi minuti ai due fratelli pescivendoli. È caccia alla gang di tre banditi che, intorno alle 22 di giovedì 23 dicembre, antivigilia di Natale, ha rapinato le due pescherie di Boscoreale, uccidendo il 41enne Antonio Morione, che aveva reagito per difendere l'incasso. Morione, titolare della pescheria «Il Delfino» di via Giovanni Della Rocca, è stato centrato da quattro colpi calibro 9x21 esplosi da uno dei rapinatori in fuga che aveva tentato di bloccare. Pochi minuti prima, in via Armando Diaz, la pescheria «La rosa dei venti» del fratello Giovanni era stata presa d'assalto: lì i banditi, dopo aver sparato un colpo all'interno del negozio, erano fuggiti portando via alcune migliaia di euro.

Antonio, invece, si era accorto subito che quelli nella Fiat 500 non erano clienti. Così, mentre un uomo armato era entrato nel negozio, lui con un coltellaccio aveva squarciato una gomma della vettura su cui si trovavano i due complici. In pochi attimi è stato il caos. Il rapinatore ha compreso di essere stato scoperto e ha puntato la pistola verso Antonio, sparando quattro colpi ad altezza d'uomo, davanti ai numerosi clienti che si trovavano nella pescheria.

Nonostante la ruota squarciata, la Fiat 500 si è rapidamente allontanata, lasciando a terra un padre di famiglia, ammazzato davanti a moglie e figli.

Sul caso indagano i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata e della stazione di Boscoreale, con i rilievi eseguiti dal nucleo investigativo oplontino. Nella stessa notte, quell'auto è stata trovata al Piano Napoli di Boscoreale, semidistrutta da un incendio, segno evidente che i rapinatori assassini abbiano lì, nel quartiere di edilizia popolare divenuto negli anni regno di camorra, la base operativa e altri complici. I carabinieri, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituti Giuliana Moccia e Andreana Ambrosino), indagano senza sosta. L'analisi dei filmati registrati dagli impianti di videosorveglianza privati (c'erano anche nel negozio del fratello della vittima) serviranno a dare un volto a quei rapinatori. Controlli serrati vanno avanti sia al Piano Napoli di Boscoreale che nell'area oplontina: gli investigatori seguono alcune tracce.

Famiglia storicamente impegnata nel commercio di prodotti ittici, i Morione sono molto noti tra Torre Annunziata, dove risiedono, e Boscoreale. Entrambi con piccoli precedenti alle spalle (Giovanni risulta coinvolto nell'inchiesta sul commercio illegale di datteri di mare), la vittima un anno fa aveva trovato un colpo di pistola esploso nella saracinesca della pescheria. Nulla a che vedere con i fatti di giovedì sera, secondo gli inquirenti, che puntano dritto sulla gang di spregiudicati rapinatori. Distrutti i familiari, alcuni dei quali residenti a Roma e rientrati dopo la triste notizia. «Mio figlio è lo sfogo della mamma Ernesta era un commerciante onesto che la legge ha abbandonato a se stesso».

«Che le pescherie a Natale siano nel mirino è ben noto, perché non si vedono mai le pattuglie? Antonio è vittima dell'assenza dello Stato e della mancanza di prevenzione sul territorio», dice Gianmarco Auricchio, amico della vittima. «Non è giusto morire così e non è giusto per uno come Antonio, sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà» dice il genero Luigi. Una prima veglia all'esterno del negozio si è tenuta la notte di Natale, con mazzi di fiori, ceri e decine di messaggi lasciati davanti alla saracinesca abbassata. «Sei morto per difendere il frutto del tuo lavoro. Spero che chi ha fatto ciò, paghi» è scritto su un foglio. In tanti chiedono «una risposta forte». Questa mattina, alle 9.30, un presidio è stato organizzato a piazza Pace, per dire «No all'omertà». «Il nostro territorio è vittima di un martirio continuo. È inaccettabile» sostengono i componenti del comitato di liberazione dalla camorra e dal malaffare dell'area sud torrese-stabiese che domani incontreranno il prefetto Palomba. «Registriamo e denunciamo da mesi un clima da Far West - scrivono - con faide tra vecchi e nuovi clan ma anche l'avanzare di una criminalità di strada che minaccia la coesione sociale». Il comitato chiede «un aumento sensibile delle forze dell'ordine sul territorio» ma anche «l'adozione di programmi educativi, l'utilizzo sociale dei beni confiscati e la bonifica degli alloggi popolari ormai divenuti fortini dei gruppi criminali».

Il vescovo di Nola, monsignor Francesco Marino, ha inviato un messaggio al parroco della chiesa dell'Immacolata di Boscoreale e vicario episcopale per l'evangelizzazione e il laicato, don Alessandro Valentino. «Prego tanto per Antonio e per la sua famiglia, a cui giunga il mio cordoglio. Il Signore abbia misericordia e ci liberi finalmente dal male della violenza» ha scritto monsignor Marino. «Ho chiesto ai miei parrocchiani di pregare durante ogni santa messa dice, invece, don Alessandro anche se non conoscevo Antonio. Ho potuto solo notare la cordialità e la gentilezza sua e della moglie ogni qualvolta passavo davanti alla pescheria. Qui a Boscoreale non si respira l'aria di festa del Natale. C'è un'atmosfera surreale, sono tutti molto tristi per quanto accaduto».

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