Covid, Pietro Nardiello morto a 47 anni:
narratore di sport e uomo di legalità

Covid, Pietro Nardiello morto a 47 anni: narratore di sport e uomo di legalità
di Giuliana Covella
Giovedì 6 Maggio 2021, 19:37
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Acuto, intelligente, altruista, sempre pronto a rimboccarsi le maniche e a rimettersi in gioco nei momenti di difficoltà. Ma soprattutto appassionato del suo lavoro e di ciò che significava nella vera essenza della sua funzione sociale. Se n’è andato a 47 anni (48 li avrebbe compiuti il prossimo 29 luglio) stroncato dal Covid Pietro Nardiello, giornalista e scrittore salernitano d’origine ma napoletano d’dozione, da sempre impegnato sul fronte dell’anticamorra (nel 2014 aveva subito un atto intimidatorio contro i vetri dell’auto e una scritta inequivocabile sul parabrezza: «Pietro Nardiello giornalista di m…»). Un impegno concreto e reale, il suo. Non a chiacchiere, né sbandierato. Tanto che nel 2008 aveva ideato, unico esperimento in Italia, il Festival dell’impegno civile, rassegna di eventi culturali all’interno dei beni confiscati alle mafie, da cui  era poi nato un libro che ne raccontava l’esperienza, “Il Festival a casa del boss”, che si concludeva simbolicamente con un’intervista immaginaria a don Peppe Diana. 

Collaboratore di Articolo 21 e in passato dell’edizione napoletana di Repubblica, Pietro aveva partecipato nel 2010 all'antologia Strozzateci Tutti, nata in risposta a Silvio Berlusconi che aveva dichiarato di voler strozzare quelli che scrivono libri di mafia perché fanno fare brutta figura al Paese. Un volume che in quell’anno si è aggiudicato il Premio giornalistico Paolo Giuntella. Nelle ultime settimane Pietro aveva scoperto di aver contratto il Coronavirus ed era stato ricoverato all’ospedale Melorio di Santa Maria Capua Vetere, dove se n’è andato oggi lasciando nello sconforto familiari, amici e colleghi. Tra gli ultimi lavori che aveva curato l’antologia sul mondo calcistico Interrompo dal San Paolo per la Giammarino editore.

Tanti i messaggi di cordoglio sui social che ricordano il giornalista che sulla sua pagina Facebook lo scorso 27 aprile aveva scritto: «Fino a ieri sera i miei angeli in camice e scafandro mi hanno imboccato con cucchiaini e yogurt. Questa sera,  invece, altri due angeli hanno pensato a me e ai miei angeli. Che pensiero angelico. Dal Covid center di Santa Maria è tutto…», ricordando chi si stava prendendo cura di lui e degli altri ammalati. Mentre il dolore e lo sconforto emergono dai profili di chi lo ha conosciuto e ha lavorato con lui. «I briganti sono eterni, nei secoli. Ti voglio bene fratello», le parole di Ciro Corona, responsabile dell’Officina delle culture di Scampia. «Hai lasciato in me un bellissimo ricordo di te, avevi progetti per me…», scrive Cira Celotto, coach della palestra nella stessa struttura. «Vorrei scrivere qualcosa di più ma le lacrime mi bagnano gli occhi, il cuore mi batte troppo lentamente, l'anima, smarrita, me lo impedisce», il pensiero dell’editore Gino Giammarino. «Una preghiera in memoria del caro Pietro Nardiello, scrittore e giornalista colto e coraggioso, da sempre in prima linea contro le mafie. Ha combattuto per settimane contro il Covid ma purtroppo ha perso. Questo terribile virus oggi lo ha portato via a soli 47 anni», ricorda il collega Giuseppe Catuogno.

E tanti altri che in queste ore continuano a riempire le bacheche di Facebook, in ricordo di Pietro, super tifoso granata ma innamorato di Napoli e della sua storia. Forte il suo senso di giustizia, quello per cui si è sempre schierato dalla parte dei deboli e dei sopraffatti dal “sistema” potere a tutti i lvelli, tanto che per la sua immagine di copertina su Facebook aveva scelto la foto di Enzo Tortora e la sua famosa citazione «Signori della Corte, io sono innocente. Spero lo siate anche voi».

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