Plasma dei guariti, servono più donatori per la sperimentazione al Cotugno: è caccia ai volontari

Plasma dei guariti, servono più donatori per la sperimentazione al Cotugno: è caccia ai volontari
di Ettore Mautone
Giovedì 7 Maggio 2020, 08:30
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Plasma iperimmune per i pazienti Covid-19. Un progetto campano per la messa a punto di un siero, ricavato da donatori guariti da Covid-19, ricco di anticorpi e da utilizzare nella cura dei malati di Sars Cov- 2, parte dall'Azienda ospedaliera dei colli e si chiama Protocollo Tsunami. Aderisce a quello proposto dalla Toscana e poi realizzato a Pisa (dunque diverso da quello di Pavia e Mantova che sono partiti prima). La firma al protocollo è stata apposta da alcuni componenti del gruppo di lavoro dell'Azienda dei Colli giovedì scorso, dopo una serie di diverse riunioni via web e di limature proposte da clinici ed esperti del ramo. Un protocollo che risulta articolato e approfondito sul fronte della sicurezza rispetto agli standard obbligatori e di base. Oltre all'epatite B, epatite C, Hiv e al test della Lue gli estensori del progetto hanno chiesto di aggiungere lo screening preliminare per l'epatite A e il parvovirus. Questo lavoro preliminare ha preso una parte del tempo per condurre alla fine dell'iter. L'obiettivo è rendere sicuro e privo di rischi l'utilizzo degli anticorpi da siero iperimmune nella terapia del Covid-19. Ora è atteso il via libera obbligatorio del Comitato etico che sovrintende alle cure innovative. Questa funzione unisce, dal 2014, il Monaldi, Cotugno e Cto all'Università Vanvitelli. Relatore è Claudio Napoli ordinario di Immunoematologia dell'Ateneo.

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Ma come si prepara e si utilizza il siero iperimmune nella cura dei malati di Sars Cov-2? Innanzitutto occorre individuare i donatori che devono essere selezionati tra coloro che hanno alti titoli di anticorpi IgG (neutralizzanti Covid-19 ) tra i soggetti guariti. Quindi occorre che, dopo un doppio tampone negativo, praticato nell'arco di due giorni, il candidato donatore attenda 14 giorni in cui sia libero da malattia. A partire dal secondo tampone si procede alla titolazione degli anticorpi che deve essere adeguata all'obiettivo della cura. In alcuni casi dunque sarà necessario più di un donatore per allestire la quantità titolata di plasma sufficiente allo scopo della cura. Il sangue viene sottoposto allo screening per escludere la presenza dei virus prima elencati. Quindi il sangue viene privato della parte cellulare (globuli bianchi, rossi e piastrine). Il procedimento generale si chiama plasmaferesi. I globuli rossi del donatori vengono reinfusi evitando di generare una anemia al donatore. Il prelievo è di circa 600 millilitri di plasma. In una seconda fase questa unità viene sottoposta all'inattivazione virale con psoraleni, una sostanza organica in grado di inattivare eventuali virus presenti nel circolo sanguigno.
 


I 600 millilitri così ricavati sono congelati e conservati nelle emoteche per 6 o 12 mesi. Nel momento in cui c'è la richiesta il Cotugno o altri Covid center segnalano un caso clinico in cui vi sia indicazione al trattamento (solitamente nelle fasi della malattia che evolvono verso la fase critica senza che il paziente abbia ancora formato i suoi anticorpi e dunque prima che avvenga l'intubazione). In questo caso l'emoteca del Monaldi scongela la sacca e la invia per l'inattivazione alla immunoematologia di Aversa dove può anche avvenire il frazionamento in tre sacche da 200 ml ciascuna. Dopodiché ritorna all'azienda dei Colli pronta per l'infusione. Solitamente sono necessarie una o due infusioni per avere il risultato atteso ripetibili una seconda volta. La concentrazione degli anticorpi della sacca è sempre molto alta. Si tratta di immunoglobuline specifiche contro Covid-19. La tecnica sta registrando ottimi risultati nel trial clinici negli ospedali di tutto il centro Nord e anche in altri centri in Cina e negli Usa. La disponibilità di un gran numero di guariti e dunque la grande quantità di sieri iperimmuni potrebbe attivare anche una produzione su scala industriale come avviene per l'antitetanica. Quando ci si procura una ferita a rischio di contaminazione da parte del Clostridium tetani il consiglio è infatti quello di vaccinarsi ma in attesa che si formino anticorpi si somministrano quelli dei guariti con il siero iperimmune.
Una tecnica antichissima attuata da almeno un secolo contro le malattie infettive, i cui primi esempi di utilizzo risalgono alle epidemie di difterite, malattia oggi scomparsa grazie alle vaccinazioni.

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