Circa 6.000 pazienti colpiti e 600 nuove diagnosi ogni anno. Sono questi i numeri di prevalenza e incidenza dell’artrite psoriasica, patologia poco conosciuta, che purtroppo ha un impatto importante sulla qualità di vita e sulle relazioni sociali. Reumatologo e dermatologo hanno un ruolo chiave nel percorso diagnostico del paziente e nella successiva scelta del trattamento, proprio per questo il Policlinico Vanvitelli ha dato vita ad un ambulatorio congiunto diretto dai professori Francesco Ciccia e Giuseppe Argenziano . Ma quali sono le caratteristiche dell’artrite psoriasica? Semplificando si può dire che la si tratta di una malattia infiammatoria autoimmune, che colpisce le articolazioni e compare generalmente fra i 30 e i 50 anni. Purtroppo si tratta di una patologia dalla quale, ancora oggi, non si può guarire. In sostanza, si tratta dunque di una forma di artrite cronica molto complessa, che - come suggerisce il nome - è strettamente legata alla psoriasi. Entrambe caratterizzate da una risposta anomala del sistema immunitario ed entrambe sono manifestazioni della malattia psoriasica. «I sintomi più comuni sono: dolore, affaticamento, depressione e ansia», spiega Francesco Ciccia.
«Questa patologia coinvolge la pelle, le articolazioni e i tendini e si sviluppa quando il sistema immunitario attacca i tessuti e le cellule sane.
«Il dermatologo svolge un ruolo importante nella gestione dell’artrite psoriasica - spiega il professor Argenziano - perché questa malattia insorge in pazienti noti per avere la psoriasi e dunque tendenzialmente già in cura da dermatologi». Oggi abbiamo i mezzi per capire se i pazienti con psoriasi possono sviluppare un’iniziale artrite psoriasica non ancora associata a segni particolarmente evidenti. L’obiettivo sarebbe quello di poter identificare i pazienti a maggior rischio di sviluppare l’artrite psoriasica e, di conseguenza monitorarli nel tempo». Argenziano ribadisce poi l’importanza di «consolidare l’alleanza tra medico e paziente» perché «senza questo tipo di interazione è alto il rischio di terapie inappropriate, scarsa aderenza da parte del paziente, e il conseguente mancato raggiungimento degli obiettivi terapeutici. Il paziente, se curato con terapia biologica, come gli inibitori dell’interleuchina-17, ha meno possibilità di sviluppare comorbidità associate all’artrite psoriasica».