Pd Campania, dieci dimissioni: sciolta l'assemblea, è in arrivo ​il commissario

Pd Campania, dieci dimissioni: sciolta l'assemblea, è in arrivo il commissario
di Adolfo Pappalardo
Sabato 4 Giugno 2022, 00:01 - Ultimo agg. 16:58
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L’agonia durata oltre due mesi è finita ufficialmente ieri pomeriggio: si scioglie l’assemblea campana del Pd. In arrivo quindi, altro che il nuovo segretario che voleva nominare il gruppo deluchiano al posto del dimissionario Leo Annunziata, ma direttamente un commissario scelto da Roma. E sarà un parlamentare non campano come si prevede in questi casi (l’ex governatore lucano e attuale parlamentare Vito De Filippo, il nome che circola in queste ore negli ambienti romani del Pd). È l’epilogo, scontato, dopo 73 giorni di scontri sotterranei, di ricorsi e di prese di posizione che non hanno fatto avanzare di un passo la situazione. Anzi. Con un epilogo che è non solo uno schiaffo in pieno viso al partito regionale ma anche alla segreteria nazionale che, invano, aveva chiesto di trovare un vertice regionale «il più unitario possibile», per usare le parole di Enrico Letta. Niente da fare perché su questa vicenda il partito campano si è ritrovato spaccato esattamente a metà e con ognuna delle due parti senza avere i numeri per eleggere un segretario. Con un unico dato matematico: tutta la vicenda ha sancito la scomparsa della maggioranza deluchiana nel Pd regionale come dal congresso del 2019. 

Prima, tre giorni fa, le dimissioni del parlamentare Umberto del Basso de Caro, poi ieri quelle di Gennaro Oliviero, presidente del consiglio regionale. Entrambi, il primo da antideluchiano e il secondo come deluchiano, fermamente contrari all’avvicendamento di Stefano Graziano, sulla poltrona che era stata del dimissionario Leo Annunziata. Con loro altre 8 addii, tutti delle province di Caserta, Avellino e Benevento e riferibili ai due, che fanno decadere il numero minimo (la metà più uno) per far funzionare l’assise di 239 delegati: 120 il quorum, ieri crollato a 117. Senza contare come da giorni, si era già stabilito, come anche altri gruppi avrebbero fatto dimettere qualche delegato. Come il gruppo di Orlando o di area Dem. Pur di sbloccare una situazione che si era ormai ibernata sul nome di Graziano nonostante era stata avanzata una proposta alternativa al gruppo deluchiano: un nome alternativo, sempre riferibile al governatore, che sarebbe stato votato subito senza fare un plissè. Niente: da Santa Lucia si è insistito sull’ex deputato casertano e attuale consulente del governatore senza voler optare per altri nomi come l’ex segretario napoletano del Pd Gino Cimmino (attualmente nello staff di De Luca) o del presidente del Pd campano, il salernitano Nicola Landolfi.

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Niente da fare nonostante dall’altra parte si era avanzata un’offerta appetitosa politicamente. Per questo si era pensato ad una decina di dimissioni da presentare subito dopo il voto delle comunali. Poi la scelta di del basso de Caro e di Oliviero di accelerare i tempi. Ed ora l’arrivo di un commissario in arrivo da Roma che gestirà anche mesi delicati per il partito. Non tanto le comunali del 12 giugno quanto la compilazione delle liste elettorali per le politiche del 2023. Sarà un esterno , quindi, a occuparsene sino ad un prossimo congresso che si celebrerà dopo il voto della prossima primavera. Alla fine resta il dato di un partito, quello campano, che dimostra di non essere riuscito ad eleggere, in oltre due mesi, un segretario. Allineandosi, per giunta ad una tradizione democrat tutta napoletana, che ha visto alternarsi per anni un commissario in Federazione. Un’onta perdurata quasi per un decennio che colpisce ora anche il partito regionale. Che, infine, era già stato avvertito con il pressing a far dimettere il deluchiano Annunziata perché in tre anni aveva convocato solo una direzione e mai nominato i gruppi dirigenti. Doveva essere avvicendato con un blitz, era questa l’idea dei deluchiani, nel giro di qualche giorno con Graziano. Ma non è andata affatto così.
 

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