Poliziotto ucciso a Napoli: il Riesame conferma l'omicidio volontario e il carcere per arrestati

Poliziotto ucciso a Napoli: il Riesame conferma l'omicidio volontario e il carcere per arrestati
Venerdì 22 Maggio 2020, 15:25 - Ultimo agg. 21:08
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Il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato la misura cautelare della custodia in carcere per i quattro arrestati per la morte del poliziotto Pasquale Apicella.

Il Riesame ha anche confermato l'accusa di omicidio volontario per tre dei quattro arrestati: Fabricio Hadzovic, 40 anni, Admir Hadzovic, 27 anni, e Igor Adzovic, 39 anni. Il quarto componente della banda, Renato Adzovic, 23 anni, secondo quanto ricostruito dagli investigatori non si trovava nell'auto che a Calata Capodichino si scontrò con la vettura della Polizia a bordo della quale si trovava Apicella, morto sul colpo, ma stava fuggendo a piedi.

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Come gli altri tre, per lui l'accusa è di tentata rapina aggravata, tentato furto aggravato e ricettazione. I quattro, tutti domiciliati nel campo rom di Giugliano, avevano tentato il furto di un bancomat nella vicina via Abate Minichini, sventato proprio dall'arrivo della Polizia.

 


Ieri, nella giornata in cui si sarebbe pronunciato il tribunale del Tribunale del Riesame, è stata la moglie Giuliana a denunciare la richiesta da parte dei rom imputati degli arresti domiciliari: «Hanno fretta di tornare a casa - aveva scritto la donna - ed io a Thiago non so più come ripetergli che tu a casa non tornerai perché quella notte sei stato ucciso. Sì amore mio - continua rivolgendosi al marito - non é stato un incidente, loro ti hanno ucciso volontariamente. Ti sono piombati addosso, salendo contromano a 170 km/h e soprattutto a fari spenti. Loro ti hanno visto - aggiunge ancora - tu avevi i lampeggianti accesi e le sirene, avrebbero potuto accendere i fari, avrebbero potuto sterzare. Non lo hanno fatto, volevano guadagnarsi la fuga e invece ti hanno portato via da me, via da noi».

«Ti hanno ucciso, ti hanno speronato volontariamente. Non hanno frenato, hanno cercato l'impatto. Loro oggi chiederanno di tornare a casa - si chiude il post su Facebook - nonostante ti abbiano ucciso tutti volontariamente. Non solo chi guidava, per me sono tutti colpevoli di essersi portati via la mia vita. Mi hanno strappato tutto, non esiste più niente e dovranno pagare la nostra sofferenza e soprattutto quella dei nostri figli. Io non mi arrendo. Condividete il mio dolore, vi prego perché tutti devono sapere cosa volontariamente hanno deciso di fare. Aiutateci a dare giustizia a mio marito». «Al momento non sappiamo ancora nulla, abbiamo discusso il riesame ieri - dice all'Adnkronos Raffaella pennacchio, l'avvocato di Amir Hadzovic, uno dei rom accusati della morte del poliziotto - Per quanto riguarda quelli che erano in auto, ci siamo limitati a chiedere la qualificazione giuridica del fatto». «Per ora la legge sta facendo il suo dovere - scrive su Facebook la sorella dell'agente, Nella, commentando la pronuncia del riesame contraria alla scarcerazione degli imputati - sperando che rimanga tutto come stabilito rimangono in carcere tutti e tre». «Purtroppo Lino non torna più - scrive l'altra sorella, Luisa - ma almeno ci consola il fatto che per il momento questi 'individuì non provochino altro dolore».

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