Polveri sottili, «assolti» industrie
e inceneritore nel Napoletano

Polveri sottili, «assolti» industrie e inceneritore nel Napoletano
di Pino Neri
Domenica 17 Marzo 2019, 11:25
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Dopo tre anni di lavoro è stato reso noto ieri lo studio della Federico II sulle cause del'inquinamento nel territorio più «cineseA della Campania, la provincia a est di Napoli. Per l'occasione gli ecologisti sono accorsi nel consiglio comunale di Pomigliano indossando mascherine bianche e impugnando buste zeppe di polveri appena raccolte dai balconi di casa. Dallo studio, denominato «MonAir» («Aria mia») è emerso che la super contaminazione di Pomigliano e dintorni è per il 60% dovuta al traffico di camion e vetture private e alle emissioni dei camini dei riscaldamenti da biomasse e carburanti, ai forni delle pizzerie e alle cucine dei ristoranti. Un altro 30% di questa pesante contaminazione da polveri sottili sarebbe causata dallo smog proveniente quasi ogni giorno dalla vicina cinta urbana di Napoli, smog metropolitano che si sposta quasi sempre verso la conca compresa tra Pomigliano e Nola seguendo la consueta traiettoria metereologica ovest-est. Una conca stretta e molto chiusa sia dal Vesuvio che dalle cime appenniniche. Sempre qui, nel territorio delle fabbriche, solo il 10% dei fattori inquinanti è attribuibile alle emissioni industriali.

Ai fini della ricerca sono state piazzate in vari punti della città alcune piantine di leccio, albero le cui foglie sono estremamente sensibili all'inquinamento. I risultati sono stati confrontati con le condizioni dei lecci delle foreste appenniniche. Sulle foglie «sentinella» di Pomigliano sono stati riscontrati quantitativi di nichel, cadmio, cromo, rame e piombo 7 volte superiori a quelli dei lecci forestali. «L'inquinamento da nichel, cadmio e cromo a Pomigliano è recente, ed è attribuibile alla combustione delle biomasse e alle emissioni industriali, mentre quello da rame e piombo è riconducibile ai gas di scarico dei veicoli», spiega Giulia Maisto, professore associato di ecologia del dipartimento di biologia della Federico II. Cause comunque ancora da chiarire. Il lavoro dei ricercatori prosegue.

 

LA CLASSIFICA
I comuni campani più contaminati dalle polveri sottili nel 2018 sono San Vitaliano, con 122 giorni di sforamento dei limiti, Pomigliano, con 101 giorni, e Acerra, con 73. Dall'inizio del 2019 San Vitaliano si conferma il centro più «cinese» della regione con 43 sforamenti. In provincia di Napoli si trovano rispettivamente al secondo e terzo posto di questa triste classifica Acerra, con 26 sforamenti, e Pomigliano, con 24. Ma «primeggiano» anche Aversa (28), Casoria (23) e Marcianise (22). Dati del tutto parziali se si pensa che siamo a metà marzo e che il limite annuale di sforamenti consentiti dalla legge è di 35 giorni. «In realtà i camini e i veicoli sono il problema più grande», sottolinea Marco Trifuoggi, «padre» del «Mon-Air»nonché docente di chimica alla Federico II. Situazione difficile. Durante il convegno i comitati dei rioni Fornaro e Mattiello di Pomigliano, che stanno lottando contro un cementificio e un impianto di trattamento dei metalli, hanno mostrato al commissario dell'Arpac, Stefano Sorvino, buste zeppe di polveri raccolte ieri mattina dai balconi di casa. C'è però carenza di uomini e mezzi in questa battaglia per la salute. A est del capoluogo ci sono 5 centraline di rilevamento dell'Arpac per 25 comuni. Altre due le ha fatte comprare il sindaco di Pomigliano, Raffaele Russo. «Farò tutti gli sforzi che mi competono - conferma il sindaco- per tutelare la salute dei cittadini: renderò strutturale il provvedimento delle targhe alterne a Pomigliano. Ma siamo ancora all'anno zero: ci vogliono più risorse e l'impegno di tutti i comuni».
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