Arnaldo Pomodoro: «Grazie a Sorrento rendo omaggio al mistero del mare»

Arnaldo Pomodoro: «Grazie a Sorrento rendo omaggio al mistero del mare»
di Antonino Siniscalchi
Sabato 23 Maggio 2015, 10:58 - Ultimo agg. 10:59
3 Minuti di Lettura
Sorrento. «Spero che le mie opere emozionino il pubblico e lo stimolino a riflettere sul valore dell’arte»: lo scultore Arnaldo Pomodoro ha inaugurato con queste parole «Rive dei mari», la mostra promossa dalla Fondazione Sorrento e dal Comune, curata da Flaminio Gualdoni e Gino Fienga. Da ieri settanta opere tra sculture in bronzo e fiberglass, libri d’arte e calcografie sono esposte a Villa Fiorentino: un’occasione per ammirare capolavori come «La sfera», «La lancia di luce» e tante altre.



La kermesse di Villa Fiorentino, aperta dal sindaco Giuseppe Cuomo e dal direttore della Fondazione Sorrento Luigi Gargiulo, si integra con le sette sculture monumentali di Pomodoro già esposte nelle principali strade e piazze di Sorrento. E il vernissage della mostra segna l’ennesimo successo per la Fondazione Sorrento, presieduta dall'armatore Gianluigi Aponte, premiata dal portale Tripadvisor con il prestigioso certificato di eccellenza.



Maestro Pomodoro, come ha accolto l’invito di esporre le sue opere a Sorrento?

«Massima aspirazione per uno scultore è ambientare le proprie opere in un confronto con il tessuto urbano e con il paesaggio. Come osserva Hegel, la scultura è la realizzazione di un proprio spazio dentro lo spazio maggiore dove si vive o ci si muove e ha senso se riesce a trasformare il luogo in cui è posta. Sono felice che le mie opere si trovino a dialogare con questi luoghi bellissimi, nella piazze di Sorrento e negli spazi di Villa Fiorentino».

Che cosa vuole lasciare a questa città con le sue opere?

«Spero che la mostra susciti emozioni e offra stimoli di riflessione in un confronto attivo con il pubblico. Voglio che i sorrentini conoscano il lavoro di un artista contemporaneo attraverso il contatto diretto con le sue opere».

Come giudica l’integrazione delle sue opere nelle principali piazze di Sorrento?

«Sappiamo bene quanto siano importanti la dimensione e la proporzione di una scultura in un determinato luogo. Per le opere che ho collocato nelle piazza di Sorrento ho cercato di creare un rapporto armonico scultura-spazio circostante. Spero di esserci riuscito».



Quale è la sua opera più importante in mostra a Sorrento?

«Credo che le opere in mostra rappresentino bene lo sviluppo della mia ricerca e siano tutte, pur nell’autonomia di significato e di lettura di ciascuna, tappe ugualmente importanti del mio cammino di artista».



Quale materiale esprime al meglio la sua vena artistica?

«Tutti i metalli mi affascinano e nel tempo ne ho utilizzati diversi: piombo, stagno, ferro, rame, argento. Ma il bronzo, preferibilmente lucido e non patinato, è il materiale più congeniale al mio linguaggio artistico perché meglio esprime i contrasti propri delle mie sculture con squarci e rotture interne. E il mio modo di lavorare, che riprende il metodo classico della fusione a cera persa e la particolare cura nell’esecuzione, racchiude la tradizionale capacità inventiva e lavorativa artigiana. Il legame con la tecnologia, invece, è un senso di apertura che nutro nei confronti delle nuove invenzioni».



Cosa significa per lei Rive dei Mari?

«Rive dei mari è un omaggio al mare. Racchiude un mondo bellissimo e misterioso e rigetta delle cose cariche di significato, consumandole e trasformandole. Talvolta ci regala frammenti di storia. Del resto la vita viene dall’acqua».

Qual è l’elemento di continuità tra gli ‘Ossi di seppia’ dell’inizio e le opere degli ultimi anni? «La ricerca plastica sul segno e sulla forma in un rapporto di spazio e materia che rappresenta il movimento profondo delle cose».

© RIPRODUZIONE RISERVATA