Maresciallo della polizia municipale assolto dall'accusa di «tentato furto di un'antica pietra di piperno, da un giardino privato, durante il suo orario di servizio». «Il fatto non sussiste» ha sentenziato il giudice del tribunale di Torre Annunziata. Per Pietro Casciello, 55 anni, trenta dei quali nel corpo della municipale del Comune di Pompei, è la fine di un incubo durato quattro anni, che gli stava per logorare la vita e distruggere la carriera. «Per lui, conosciuto come una persona buona e incapace di fare del male ad una formica e figuriamoci rubare una pietra senza valore e, per di più, disonorando la divisa che indossa con onore da più di 30 anni, è stato drammatico» raccontano i colleghi. «Dopo tanto dolore e tante umiliazioni giustizia è stata fatta» ha commentato il maresciallo Casciello, scoppiato in un pianto liberatorio alla lettura della sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste.
LA VICENDA
Il capo di imputazione, decaduto in sede processuale, gli era stato contestato dagli agenti del commissariato di polizia di Pompei, nel febbraio del 2017. Pietro Casciello, difeso dall'avvocato Nando Striano, si è da sempre dichiarato innocente e fatti e testimonianze gli hanno dato ragione. Il primo a credere in lui è stato il suo comandante, il colonnello Gaetano Petrocelli. Non lo ha mai mollato un attimo. Neanche nei momenti più bui in cui l'autostima del maresciallo stava per vacillare. Pietro Casciello non riusciva a credere che quello che stava vivendo, frutto di un equivoco, stava capitando a lui. Quel gelido giorno del 24 febbraio, di 4 anni fa, il maresciallo era impegnato nel servizio di vigilanza scuola, presso la sede del liceo «Pascal», in viale Unità d'Italia, quando la sua attenzione venne attratta da una lite in corso. Pietro Casciello si precipitò per fare il suo lavoro di rappresentante delle forze dell'ordine, invece la sua presenza venne equivocata. E non ci furono elementi a sua discolpa per convincere i poliziotti che lui era lì in veste di agente municipale. Secondo l'accusa, Pietro Casciello, «stava aiutando una persona a caricare la pietra lavica su un furgone». Ma la stessa persona era stata autorizzata dal proprietario del fondo a prelevare l'oggetto. Da quel giorno inizia l'incubo per il maresciallo. Dopo 5 mesi dalla denuncia a piede libero, il 17 luglio del 2017, il gip del tribunale di Torre Annunziata emise una ordinanza di divieto di dimora a Pompei a carico di Casciello. Divieto revocato dopo 15 giorni. Questo significò, comunque allontanarsi per due settimane dai suoi affetti per un reato che sapeva di non aver commesso.
LE REAZIONI
«Vedrai che presto ne uscirai a testa alta» gli ha sempre ripetuto il suo comandante che conosce bene il suo agente, uno dei migliori, e, per la fiducia che da sempre ha nella magistratura, era certo che Pietro Casciello avrebbe avuto una sentenza di assoluzione. Quando la notizia iniziò a circolare sugli organi di stampa, le persone che conoscono Pietro non credevano alle accuse mosse a suo carico. «È impossibile - dicevano - non sarebbe mai stato capace di compiere un gesto del genere. Lui non conosce il verbo rubare. Conosce, invece, l'alto senso del dovere e ha pieno rispetto nelle istituzioni, che rappresenta, e per la divisa che indossa».