Madre e figlia annegarono nel Sarno: «Parapetto pericolante segnalato»

Il luogo dell'incidente
Il luogo dell'incidente
di Dario Sautto
Giovedì 12 Luglio 2018, 09:43 - Ultimo agg. 09:55
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«Avevo segnalato al Comune già a giugno che il parapetto era danneggiato ed era stato annotato nel registro degli uffici comunali a settembre. Con la ditta non siamo intervenuti perché non era nostra competenza». Si difende in aula uno dei titolari dell'azienda «Saco Strade» che nel 2013 si era aggiudicata dal comune di Pompei il servizio di manutenzione ordinaria delle strade. Il 21 novembre di quell'anno, dopo essersi scontrata con l'auto guidata da un finanziere, la Fiat Panda di Nunzia Cascone e Anna Ruggirello sfondò il guardrail e finì nel Sarno in piena. Mamma e figlia morirono quasi subito: la salma della più giovane fu recuperata Nell'auto, il mare restituì il corpo della madre solo a marzo a largo delle coste di Argus, in Sardegna.
 
Una tragedia per la quale sono a processo il finanziere Catello D'Auria, che a folle velocità stava percorrendo via Ripuaria, a Pompei, e si scontrò con l'altra vettura; e i due titolari dell'azienda di manutenzione, Antonietta Coppola e Antonio Salzillo, napoletani. Omicidio colposo e omissione d'atti d'ufficio le accuse mosse a vario titolo dalla procura di Torre Annunziata (pm Francesca Sorvillo) ai tre imputati, a processo dinanzi al collegio presieduto da Maria Laura Ciollaro.

«Dovevamo occuparci solo della riparazione delle buche ha spiegato Antonio Salzillo e del monitoraggio del territorio. Annotavo tutto su un registro che poi veniva consegnato agli uffici. Per le strade dovevamo subito intervenire ma per il parapetto serviva l'incarico. Gli interventi da fare venivano anche comunicati verbalmente».
A domanda dell'accusa, il titolare della Saco ha risposto che «non toccava a noi quell'intervento». L'unica certezza è che il guardrail era danneggiato e tutti lo sapevano. Appena due settimane prima, un'altra auto era finita nel fiume «ma il Sarno non era in piena e furono salvate». Invece, con quasi sei mesi di tempo per intervenire, nessuno ha mosso un dito.
 
 
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