Pompei, Marrese è un ex sacerdote: Papa Francesco gli nega la grazia

Pompei, Marrese è un ex sacerdote: Papa Francesco gli nega la grazia
di Susy Malafronte
Venerdì 22 Gennaio 2021, 09:09 - Ultimo agg. 14:20
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Papa Francesco ha «espulso» dal clero il prete protagonista di uno scandalo di sesso e ricatti. L'ex vicerettore del Santuario di Pompei Antonio Marrese, che il 21 marzo del 2015 fu il primo ad accogliere il Pontefice nella sua visita al Santuario della Regina del Rosario, da ieri non è più sacerdote. La dura decisione di Papa Francesco arriva a 5 anni dallo scandalo che ha travolto il sacerdote accusato di stalking e calunnia dalla Procura di Massa Carrara. Il processo a suo carico è ancora in corso e tanti altri testimoni, principalmente carabinieri perché a denunciarlo è stato un giovane carabiniere di Boscotrecase, sono in attesa di essere ascoltati. L'arcivescovo di Pompei monsignor Tommaso Caputo, attraverso una nota diffusa dal suo ufficio stampa, ha voluto rendere noto il provvedimento papale. «Il 20 gennaio 2021, la Congregazione per il Clero mi ha comunicato la conferma definitiva della decisione, approvata in forma specifica da Papa Francesco il 7 novembre 2020, di dimettere il sacerdote Antonio Marrese del clero della Prelatura e già cappellano militare, dallo stato clericale, con relativa dispensa dagli obblighi sacerdotali, compreso il sacro celibato. Si tratta di un provvedimento inappellabile e non soggetto ad alcun tipo di ricorso, giunto al termine di un processo penale canonico avviato nel 2018».

Anche la domanda di grazia, presentata al Santo Padre l'11 dicembre scorso dall'ex vicerettore e poi cappellano della 46esima brigata aerea di stanza a Pisa, ha avuto esito negativo. Il comunicato di monsignor Caputo è drammatico e impietoso. «Sottoposto pure al vaglio della Giustizia Italiana, Antonio Marrese, nel procedimento canonico che non ha riguardato imputazioni inerenti a persone minori ma aspetti fondamentali della vita sacerdotale, è stato ritenuto colpevole di gravi reati, alcuni dei quali lesivi della reputazione di diverse persone, arrecando sofferenze e procurando pubblico scandalo e nocumento alla comunità ecclesiale. Egli ha avuto ampia possibilità di difendersi, esercitandola sia attraverso ricorsi gerarchici, sia attraverso deposizioni orali e scritte sue, del suo legale e dei testimoni da lui indicati. Antonio Marrese ha perso i diritti propri dello stato clericale e non può più esercitare il ministero sacerdotale.

Rimane in comunione con la Chiesa in quanto fratello battezzato in Cristo ed è invitato ad attingere, come ogni fedele, alla grazia della Parola di Dio e dei sacramenti. Una pena nella Chiesa viene inflitta sempre in vista di un bene maggiore, per colui che ne viene raggiunto e per l'intera comunità cristiana. Accogliamo con docilità questa decisione, custodendola nella preghiera e nel rispetto dell'interessato», conclude il presule.

L'inchiesta nata sulla denuncia del carabiniere ha assunto scenari più ampi e inimmaginabili. Secondo i racconti raccolti dai magistrati e voci insistenti sarebbero decine le persone che si sarebbero servite di raccomandazioni fatte dal sacerdote per aiutare anche giovani militari, che si rivolgevano a lui per ad entrare nell'Arma. Intercettazioni ambientali e telefonate registrate: il prete «spiato» per mesi dagli inquirenti. I carabinieri di Pisa, su disposizione della Procura di Massa Carrara, sequestrarono, tra il Santuario di Pompei e l'alloggio di Pisa, sei computer e il telefono cellulare dell'ex prete. I contenuti dei video salvati nei pc, registrati da Marrese attraverso una videocamera-sveglia trovata durante la perquisizione nella sua camera da letto dell'alloggio militare, sono ancora coperti dal segreto istruttorio. Al centro del processo ci sono, proprio, centinaia di video registrati e migliaia di foto scattate da Marrese, probabilmente all'insaputa degli altri protagonisti dei filmati, con la telecamera-sveglia trovata sul comodino della sua camera con l'obiettivo puntato sul letto. 

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