Tutti pazzi per Pompei: sui social continua la caccia ai turisti maleducati. Ed emerge la «geografia» dei luoghi più amati dai fanatici degli scatti da postare sui telefonini. Come in un safari archeologico, solo in apparenza innocuo. A scatenare l’ira dei «puristi» delle visite ai monumenti, dopo il selfie del ragazzo belga a cavalcioni su una colonna del Foro, c’è stavolta la foto che ritrare una giovanissima turista francese seduta su un monumento mentre una sua amica simula, attraverso un getto di acqua improvvisato, un rito di purificazione dell’antica Pompei. Foto così, sui profili social - Facebook, Twitter e Instagram - degli stranieri che hanno visitato l’antica città romana e hanno immortalato in uno scatto il loro momento «proibito» di scalata su questo o quel monumento, si contano a centinaia.
Tutte le foto «incriminate» sono state segnalate alla direzione del Parco Archeologico. E sui social - dove si svolge un dibattito acceso e indignato - c’è chi punta il dito contro l’assenza di un regolamento e le dovute sanzioni per i trasgressori, e l’inerzia degli addetti alla sorveglianza. D’altronde chi è deputato a dettare le regole per la conservazione dei monumenti fa leva sul buon senso dei visitatori, dando per scontato che affiggere tra le antiche vestigia cartelli con su scritto «vietato arrampicarsi sui monumenti, multe salate per i trasgressori» sarebbe superfluo.
Ma basterebbe un divieto per fermare i turisti che «calpestano» la cultura? «È incredibile quanto sia vasto il repertorio di immagini di turisti arrampicati su mura e colonne pompeiane che è possibile trovare in rete - spiega Vincenzo Marasco, ricercatore e divulgatore di storia locale presso il centro studi storici “Nicolò d’Alagno” che ha dato vita al forum delle denunce social - basta osservare i vari hashtag presenti su Instagram, riguardanti la città antica, per rendersi conto di quanti siano i turisti che vedono la fragile città romana alla stregua di un parco giochi. Se poi vogliamo pensare all’ultimo caso, quello del turista statunitense che inciampando ha fatto cadere una colonna, dobbiamo supporre che con determinati comportamenti poco accorti c’è chi mette a repentaglio anche la propria incolumità oltre che quella del delicato contesto archeologico».
Nella top ten delle aree più gettonate ci sono la Basilica, il Foro e le botteghe lungo via dell’Abbondanza. Nella discussione social non manca la difesa dei custodi: «Perché si dà la colpa ai cosiddetti guardiani che comunque fanno il loro dovere?», scrive uno di loro «Sapete a un guardiano quante zone vengono assegnate? Una, due e a volte tre. Come si può sprvegliare tutto? Manca il personale, non esiste turnover. Nessuno spende una buona parola per noi - aggiunge il custode - quando un guardiano coglie sul fatto turisti che danneggiano il sito, che fanno bisogni corporali e che scrivono sugli affreschi. O che sventano una intrusione notturna e ritrovano bambini e anziani dispersi. Perché nessuno li menziona.