Pompei, vandalizzato il “rifugio” dei bimbi di don Merola: «Vigliacchi, io non mollo»

Pompei, vandalizzato il “rifugio” dei bimbi di don Merola: «Vigliacchi, io non mollo»
di Susy Malafronte
Lunedì 17 Maggio 2021, 23:54 - Ultimo agg. 18 Maggio, 20:08
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Saccheggiata e vandalizzata la sede di Pompei della Fondazione di don Luigi Merola «A’ voce d’è creature». Anche se gli investigatori non escludono ancora altre piste, sembra prevalente l’ipotesi di un atto intimidatorio, un messaggio lanciato al sacerdote anticamorra nel mirino per la sua presenza «scomoda». La sede de «A’ voce d’è creature» si trova in un bene del Comune confiscato al clan Cesarano, affidato a don Luigi dal novembre del 2008, di fronte al mercato dei fiori, luogo per decenni al centro di traffici della camorra. L’operato di don Merola presumibilmente è un ostacolo per le organizzazioni malavitose, decise a «contendere» alle iniziative di legalità i minori più a rischio. È questa la pista seguita dai carabinieri. Vetri frantumati, porta sfondata, sedie e tavoli lanciati dal balcone, il calciobalilla scaraventato giù per le scale, il bagno imbrattato di sangue. «Vile atto intimidatorio che non mi spaventa», afferma don Luigi: «Io non mollo, continuerò a combattere la camorra aiutando i minori, allontanandoli dalla strada della malavita fornendo loro gli strumenti per crearsi un futuro fatto di legalità». Naturalmente per rimettere a nuovo la sede ci vorranno tempo e soldi. Ma don Luigi confida nel buon cuore dei benefattori. 

A Pompei sono 40 i bambini attualmente affidati alle cure della fondazione di don Merola - in genere restano nelle loro famiglie, ma trascorrono molte ore nella sede dove vengono seguiti nei compiti scolastici ma anche coinvolti in attività ludiche e didattiche - e le richieste di aiuto aumentano giorno per giorno. Così, il sacerdote che ha sfidato la camorra ha chiesto di recente al Comune altri spazi nello stesso stabile di via don Gennarino Carotenuto: richiesta accolta favorevolmente dal sindaco Carmine Lo Sapio che, venuto a conoscenza del vile atto compiuto ai danni della fondazione, lo ha fermamente condannato, esprimendo vicinanza e solidarietà a don Luigi.

Ad accorgersi del saccheggio e degli atti vandalici è stata una educatrice della fondazione, che vi si è recata per organizzare il suo lavoro. In questo periodo di pandemia i bambini di don Luigi vengono seguiti da remoto, e per questo non è stato possibile stabilire con certezza la data in cui è avvenuto il saccheggio.

E su questo punto si accendono i riflettori sul muro di omertà che, ancora, «protegge» la camorra. Nessuna telefonata, neanche in forma anonima, è giunta alle forze dell’ordine per segnalare l’accaduto. «Sconosciuti si sono introdotti nella nostra sede e hanno portato via ogni cosa. Molte delle cose sono state buttate giù e distrutte così in modo irreparabile», racconta don Merola, che poi si rivolge alle istituzioni: «Lo Stato - dice - deve tornare ad alzare la testa. Non possiamo permettere che si distruggano cose che abbiamo acquistato con sacrificio e grazie alle sole donazioni». 

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Senza testimoni e senza telecamere sarà difficile per gli investigatori dare un volto e un nome a chi ha agito con l’intenzione di intimidire don Luigi Merola e spingerlo probabilmente ad andare via da Pompei. Intimidazioni che non spaventano il sacerdote. «Il bene dei miei bambini ha la priorità su tutto. E il desiderio di aiutarli a crescere lontano dalla malavita è più forte di tutto. E sono felice di aver scelto di essere costruttore, insieme ai benefattori, della loro felicità e della loro crescita serena». In questi giorni i bambini della Fondazione avrebbero dovuto ricevere dei premi per aver frequentato con impegno e assiduità le lezioni e le attività di laboratorio in remoto. Per il momento questa festa non sarà possibile. Ma l’impegno di don Merola continua nè mancheranno - conferma il sacerdote - gli aiuti alimentari alle famiglie dei bambini, le cui condizioni economiche già precarie sono state rese ancora più difficili dalla pandemia. 

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