Ponticelli, a lezione di storia sulle origini del quartiere con le ricerche di Luigi Verolino

Ponticelli, a lezione di storia sulle origini del quartiere con le ricerche di Luigi Verolino
di Alessandro Bottone
Mercoledì 4 Marzo 2020, 14:22
3 Minuti di Lettura
Conoscere il passato per capire il presente e guardare al proprio territorio con occhi diversi. È questo il senso delle speciali “lezioni di storia” tenute da Luigi Verolino, storico e saggista, e organizzate a Ponticelli dall’associazione culturale “Uniti per vincere”. Tre appuntamenti attraverso i quali lo studioso ha voluto trasmettere ai cittadini la ricchezza che contraddistingue il passato di Ponticelli, oggi quartiere della periferia orientale di Napoli e prima del 1925 comune autonomo a vocazione agricola.
 
 

Ponticelli ha origini antiche e risulta essere l’unione di diversi casali, ovvero quelli di Terzo, di San Cipriano, di Porchiano e di Ponticello: di quest’ultimo - secondo le ricerche di Verolino - c’è un primo documento datato 1028. Nel ‘300 risulta la suddivisione in «Ponticello piccolo», tra via Purgatorio e via dell’Oliva, e «Ponticello grande», costituito dalle tre principali strade del centro storico. I due casali saranno fusi nel ‘400, periodo nel quale iniziano gli interventi di bonifica delle paludi. Solo nel ‘700 Ponticelli conosce «un notevole ampliamento della struttura urbana, con la costruzione di nuovi alloggi e altri cortili» sfruttando «il materiale vulcanico disponibile nel territorio». Nascono i cortili, strutture caratterizzate da abitazioni su due piani, scale esterne, ballatoi e uno spazio centrale in comune alle famiglie. Due elementi che contraddistinguono i cortili sono l’ingresso con un ampio arco e la volte a crociera come sostegno alle logge. Oggi restano alcune testimonianze nel centro storico.

Il quartiere di Napoli Est vive anche i combattimenti del 1799 e il passaggio, nei primi anni dell’800, da Università di Ponticello a Comune di Ponticelli, con migliorie sulle strade di collegamento e la bonifica di molte altre terre: ciò favorì un rilevante sviluppo delle masserie. Le trasformazioni maggiori, e anche più traumatiche, sono avvenute nel corso del ‘900. Luigi Verolino sottolinea che «il sogno fascista di una “grande Napoli” portò, tra il 1925 e il 1927, all’annessione dei comuni di Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, Secondigliano, Chiaiano, Soccavo e Pianura». Nel corso della Seconda Guerra Mondiale il quartiere di Napoli Est fu distrutto e conobbe un alto numero di vittime, come le oltre 124 del bombardamento in via Napoli, nell’attuale zona di Santa Croce. L’altro importante episodio fu la strage di via Ottaviano nel 1943 (attuale via Angelo Camillo de Meis) dove «si sviluppò un feroce scontro tra i partigiani e le truppe germaniche, con l’uccisione di alcuni nazisti». Ci furono trenta vittime tra i civili. Fu Radio Londra ad annunciare al mondo la ribellione dei cittadini di Ponticelli e l’inizio della Resistenza.

La storia del secondo cinquantennio del secolo scorso è segnata da una profonda trasformazione del territorio. La vocazione agricola è andata perlopiù persa con lo sfruttamento massiccio dei terreni per la costruzione di edilizia residenziale, specie quella popolare per fronteggiare l’emergenza abitativa post terremoto.

Nell’incontro di ieri lo storico si è soffermato su un elemento caratteristico di Ponticelli: il legame tra la fede religiosa e il territorio attraverso la costruzione di importanti chiese ancora oggi esistenti, come la basilica minore di Santa Maria della Neve. L’esigenza di conoscere la storia del quartiere muove l’attività di Luigi Verolino che da anni gira tra archivi pubblici e privati alla ricerca di documenti che testimoniano il “glorioso” passato di Ponticelli. Una necessità portata avanti con una serie di pubblicazioni e attraverso eventi come quelli organizzati in queste settimane. Il saggista pubblica quotidianamente sul proprio profilo Facebook racconti e fotografie accolti con stupore da parte dei concittadini, la maggior parte dei quali ignora l’incredibile “ricchezza” del passato, un potenziale antidoto contro l'evidente inciviltà che crea situazioni di degrado sempre più difficili da contrastare.
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