Ponticelli, camorra scatenata:
seconda bomba contro rivali, è faida

Ponticelli, camorra scatenata: seconda bomba contro rivali, è faida
di Giuseppe Crimaldi, Luigi Sabino
Giovedì 13 Maggio 2021, 08:39
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Sono tornati a colpire, e lo hanno fatto - ancora una volta - utilizzando dell'esplosivo. A sole ventiquattr'ore dal primo agguato, Ponticelli piomba sotto una nuova cappa di terrore. Un altro raid dinamitardo, e ormai si è chiaramente di fronte ad una guerra di camorra scatenata che non esita a colpire con azioni clamorose e drammatiche.


Due bombe in meno ventiquattro ore. È allarme faida tra le organizzazioni criminali che operano nel quartiere orientale dopo l'ultima notte di follia: con due ordigni rudimentali che sono stati fatti esplodere, il primo in via Vera Lombardi e il secondo - nella notte tra martedì e mercoledì - in via Esopo.

Due veri e propri raid che, da quanto emerge ora dalle informative di polizia e carabinieri inviate al pool dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno avuto come obiettivo gli affiliati alla cosca De Martino, i famigerati «XX» del rione Fiat. Una conferma arrivata dopo l'ultimo attentato, quello di via Esopo.


Ma ricostruiamo l'ultimo episodio, quello dell'altra notte. Un attacco portato nel cuore della roccaforte dei De Martino con modalità che hanno seminato il panico tra i residenti della zona, svegliati di soprassalto dal boato, e che pongono ora gli investigatori di fronte ad un allarme che non può essere più sottovalutato. Perché a Ponticelli si sta combattendo una guerra senza esclusione di colpi tra bande che si contendono il controllo delle piazze dello spaccio di droga.

Notte fonda nei vialoni deserti di Ponticelli, popolati solo da ombre che scivolano violando le norme del coprifuoco anti Covid. Si sentono padroni del territorio, i criminali che sfidano anche le forze dell'ordine che pattugliano il territorio. Ma forse non sufficientemente, considerati gli effetti dei due attacchi dinamitardi.


Gli autori del raid che ha fatto brillare una potentissima bomba carta in via Esopo hanno lanciato l'ordigno da un cavalcavia che costeggia la Statale 162 danneggiando otto auto in sosta nel piazzale sottostante.


La deflagrazione sveglia tutti e manda nel panico decine di famiglie. Qualcuno lancia l'allarme e in breve sul posto arrivano le pattuglie dei carabinieri della stazione di Poggioreale. Inizialmente si era pensato che potesse trattarsi di un'azione intimidatoria senza, però, un obiettivo preciso. Tuttavia, nelle ultime ore, è spuntata un'altra ipotesi investigativa: secondo la quale il reale obiettivo del raid sarebbero stati alcuni soggetti legati alla cosca De Martino che si erano riuniti improvvisando un summit proprio nel parcheggio preso di mira; e che solo per fortuna non sono stati coinvolti nella deflagrazione.

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Le otto auto semidistrutte o seriamente danneggiate dall'esplosione, stando ai primi rilievi dei militari dell'Arma, sarebbero intestate a soggetti non pregiudicati per reati riconducibili a traffici di droga o per associazione camorristica. Quel che appare certo è che la cosca del «Rione Fiat», dopo un'apparente tregua, è di nuovo sotto attacco dei nemici. Di chi si tratta? L'offensiva dei bombaroli sarebbe stata orchestrata dalla alleanza stipulata dai sodalizi Casella, De Luca Bossa e Minichini, indicati dagli investigatori come le propaggini dell'Alleanza di Secondigliano nella periferia orientale di Napoli. Uno scontro che già nei mesi scorsi aveva fatto registrare agguati e ferimenti fino a quando, l'intervento delle forze dell'ordine conclusosi con l'arresto di boss e gregari, aveva portato a una sorta di armistizio.

Due giorni fa, invece , la ripresa delle ostilità con l'ordigno che ha a distrutto la Smart di Francesco Clienti, 55 anni, un tempo affiliato alla cosca Sarno, ormai dissolta, e, ora, per vincoli di parentela acquisita ai De Martino. Ieri notte, quindi, il lancio di una bomba nel parcheggio di via Esopo. Uno scontro, quello esploso tra le cosche di Ponticelli, la cui genesi è stata ricostruita della dichiarazioni degli ultimi collaboratori di giustizia, in particolare da Rosario Rolletta. Un pentimento, quello di quest'ultimo, nato dopo che lo stesso Rolletta era miracolosamente scampato a un agguato da parte di un commando dei Casella. Agguato maturato durante la prima fase della faida quando le due formazioni erano entrate in contrasto per il controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti e del contrabbando di sigarette.

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