La grande sfida del porto di Castellammare: «Cantieri e crociere»

La grande sfida del porto di Castellammare: «Cantieri e crociere»
di Maria Elefante
Sabato 27 Luglio 2019, 08:30 - Ultimo agg. 08:51
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Cantieristica, diporto e crociere. Non si tratta del grande porto di Napoli o di Salerno. I tre diversi ambiti dovranno convivere insieme nel porto di Castellammare di Stabia. Una grande ambizione che da sempre ha sostenuto l'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale e che trova conferma nella relazione del governo che assegna i fondi per l'ammodernamento del porto e quindi del cantiere navale Fincantieri di Stabia che sorge sull'area portuale.
 
Una grande ambizione che però potrebbe «mettere in un angolo la Fincantieri e trasformarla da grande fabbrica di navi a fabbrica per piegare le lamiere». A lanciare l'allarme sono la Fiom e la Fim Cisl. E in effetti basta leggere la relazione per capirlo: «La vetustà della infrastruttura di varo costituisce un vincolo e un limite di sicurezza per la presenza delle altre attività dell'economia portuale». L'obiettivo è quello di mantenere contestualmente «le vocazioni e le identità produttive del porto di Castellammare, assicurando condizioni per lo sviluppo turistico e diportistico di gamma alta» come si legge ancora nella relazione. Quindi, sì ai mega yacht che scelgono sempre più spesso Stabia per l'ottima posizione strategica all'interno del golfo di Napoli e sì al diporto che insieme alle attività commerciali alimenta il sistema economico della città.

«Ma in un porto dalle dimensioni contenute come quello di Stabia bisogna avere le idee molto chiare - spiega Antonio Santorelli della Fiom - il rischio è che questi lavori di messa in sicurezza possano causare un indebolimento dell'impianto industriale. Per ora questi 35 milioni rappresentano un ragionamento monco di una progettualità e di conseguenza di una reale missione produttiva». Sulla stessa linea Francesco Griffo della Fim Cisl: «Bisognerà capire in che modo verranno investiti questi soldi sia dal punto di vista infrastrutturale che produttivo - dice - e come potranno essere pertinenti per Fincantieri, perché allo stato attuale non vi è nessuna delucidazione in materia. Non bastano gli annunci esultanti del ministro, c'è la necessità di un tavolo tecnico». «Tutte le risorse investite nel porto che possono conservare la capacità manifatturiera di Fincantieri - spiega Giovanni Sgambati della Uil - integrate agli investimenti diretti della azienda sono valutati positivamente». Cerca invece di mantenere un equilibrio il sindaco Gaetano Cimmino: «Lo stanziamento dei fondi per noi è un'ottima notizia. Ma è fondamentale salvaguardare cantiere, diportismo e il turismo d'élite senza penalizzare né l'una né l'altra attività, che piuttosto dovranno essere valorizzate. Su questo fronte l'amministrazione comunale è stata chiara sin dal primo istante e non cederà».

La delibera del Cipe che assegna i 35 milioni di euro per Stabia è stata firmata l'altra sera. I fondi cambieranno soprattutto l'assetto di Fincantieri. I primi 4 milioni di euro serviranno per la demolizione dello scalo e il raggiungimento della profondità necessaria alla realizzazione della nuova piattaforma di varo. Serviranno 7 milioni di euro per creare un nuovo confine industriale a mare, con circa 200 metri di banchinamento e marginamento dei pontili esistenti. La finitura del prolungamento del piazzale di varo costerà 1 milione. Ben 16 serviranno per il rifacimento del piano di varo che sostituirà quello demolito ed il marginamento. L'impianto di trattamento delle acque di prima pioggia e relative vasche costerà 1 milione mentre 5 serviranno per la realizzazione dei sistemi di sicurezza. L'ultimo milione servirà per realizzare le infrastrutture per l'accesso in sicurezza alle navi presenti sulla nuova piattaforma e per l'adeguamento in sicurezza dei mezzi di sollevamento. A questi fondi dovranno aggiungersene 70 «targati» Fincantieri per attrezzare e re-ingegnerizzare il cantiere rendendolo compatibile con il nuovo sistema di varo e per la piattaforma di varo semisommergibile (circa 30 milioni di euro) che può varare e alare scafi di dimensioni non inferiori a circa 250mx55m. Il vecchio scalo consentiva invece di costruire navi per un massimo di 228 metri di lunghezza per una larghezza di 32 metri.
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