Post-Covid: nuovo assetto per Asl e ospedali a Napoli: esperti e professionisti a confronto al Policlinico Federico II

Post-Covid: nuovo assetto per Asl e ospedali a Napoli: esperti e professionisti a confronto al Policlinico Federico II
di Ettore Mautone
Sabato 16 Aprile 2022, 18:28 - Ultimo agg. 20:28
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Dopo l’emergenza pandemica, al giro di boa segnato dal 31 marzo scorso, occorre ripensare il futuro, ridisegnare la sanità campana, riprogrammare l’assetto dei Asl e ospedali non foss’altro per prevedere una rete infettivologica rafforzata: fari puntati dunque sul piano ospedaliero regionale, sulla rete dei pronti soccorso, sui fabbisogni di personale delle prime linee e quello da spiegare nelle case e ospedali di comunità pronti i cui cantieri sono pronti a partire con i fondi stanziati dalle varie misure del Pnrr.  

Ad accendere i fari sulla Sanità del futuro nel post pandemia sono manager, docenti, esperti e professionisti messi a confronto dalla scuola di medicina dell’Università Federico II. 

«Con la fine dello stato di emergenza c'è da fare i conti con un ritorno alla legislazione ordinaria - spiega Maria Triassi, presidente della Scuola di Medicina dell’Ateneo Federico II - occorre pianificare e organizzare la sanità del futuro anche e soprattutto a valle di quanto ha insegnato la pandemia da Covid-19. Per questo abbiamo organizzato il dibattito sulle competenze versus titolo di studio».

L’appuntamento è in programma martedì 19 aprile presso il Centro Congressi dell’Università Federico II. Numerose le tavole rotonde in programma che affronteranno molteplici aspetti: dalla valorizzazione delle competenze alla formazione dei professionisti della sanità e all’evoluzione delle competenze delle figure sanitarie con lo sguardo rivolto anche alla organizzazione della Sanità negli altri Paesi europei. Si discuterà anche delle necessità e urgenze della medicina territoriale previste nel Pnrr, tassello indispensabile per ricomporre il caos che attualmente è una costante nei pronti soccorso dei grandi e piccoli ospedali. 

Fari puntati anche sulle urgenze di programmazione dei fabbisogni di personale. La dotazione del Servizio sanitario italiano al 31 dicembre 2018 era inferiore a quello del 2012 per circa 25 mila unità che diventavano circa 41.400 rispetto al 2008 di cui un terzo nella sola Campania. 

Il personale Tra il 2012 e il 2017, il personale (sanitario, tecnico, professionale e amministrativo) dipendente a tempo indeterminato in servizio presso le Asl, le Aziende Ospedaliere, quelle universitarie e gli IRCCS pubblici è passato da 653 mila a 626 mila con una flessione di poco meno di 27 mila unità (-4%).

Nello stesso periodo il ricorso a personale flessibile è stato in crescita di 11.500 unità ha compensato questo calo solo in parte. Durante la pandemia nonostante 

LA PANDEMIA

La pandemia e la conseguente gravi crisi sanitaria ha comportato una incredibile spinta alle assunzioni seguendo la scia delle dinamiche già messe in atto dal cosiddetto Decreto Calabria (ossia l'allentamento dei vincoli di spesa, il superamento dell'imbuto formativo dei medici formati con la tendenza ancora in atto ad attingere a piene mani a procedure straordinarie di reclutamento del personale per il potenziamento, in particolare, delle reti di assistenza territoriale e dei reparti ospedalieri di virologia e pneumologia, in deroga alla disciplina vigente prevedendo al contempo azioni a lungo termine, quali il reclutamento di medici ed infermieri, anche militari senza contare quelli impiegati subito dopo la laurea senza specializzazione con la possibilità di esercitare la professione di medico-chirurgo dopo il conseguimento della laurea in Medicina e chirurgia previo giudizio di idoneità (cd. laurea abilitante). 

DOPO L'EMERGENZA

Con la fine dello stato di emergenza c'è ora da fare i conti con il ritorno alla legislazione ordinaria, ai concorsi e al riassorbimento dei tanti incaricati con forme flessibili e di lavoro autonomo che hanno acquisito una straordinaria esperienza sul campo. Ma bisogna fare  conti con i costi strutturali fissi che, ad esempio, per un medico Usca, fresco di laurea e non specializzato, ammontano per una Regione quasi all'esborso di un dirigente medico ospedaliero.  

«La pandemia ci ha mostrato la necessità di attuare un modello organizzativo sanitario diverso – spiega Triassi – e quanto sia importante formare professionisti consapevoli delle dinamiche che governano il sistema e al tempo stesso delle necessità che essi siano in grado di migliorarle. Il Pnrr ha un’attenzione particolare sul comparto sanitario non solo per migliorarlo ma anche per integrarlo con gli interventi previsti per la medicina territoriale, necessaria affinché le aziende ospedaliere possano svolgere meglio e a pieno il proprio compito». Ad aprire la giornata di dibattito e confronto saranno i saluti della presidente della Scuola di Medicina dell’Ateneo, Maria Triassi, e del presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, Bruno Zuccarelli.

La giornata sarà anche l’occasione per inaugurare la XX edizione del Master di II livello in Management sanitario della Federico II e per la presentazione del libro 'Esperienze e progetti di management sanitario in tempi di emergenza' con le tesi e i progetti della XVII E XVIII edizione. «La formazione universitaria deve garantire lo sviluppo delle competenze e non solo l’acquisizione di un titolo di studio – spiega Triassi –  la formazione deve mettere il laureato in condizione di essere pronto alla professione. Obiettivo di questo corso è riuscire a fornire ai professionisti della sanità gli strumenti manageriali utili e necessari per poter interloquire con il management aziendale, e dunque con la direzione strategica e di controllo, affinchè si possano coniugare l’erogazione di un’assistenza di alta qualità e l’ottimizzazione delle risorse impiegate».

Il corso, afferente alla Scuola di Management e di Alta formazione del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ateneo e coordinato da Triassi, nasce dall’esigenza di coniugare la formazione manageriale, la valorizzazione professionale, i principi dell’etica e le abilità umane affinché si possa esercitare la leadership in modo efficace e con autorevolezza e competenza. «La sfida del futuro management sanitario – conclude Triassi – è saper contemperare competenze, umanità e utilizzo delle tecnologie ai principi di economicità ed efficienza, che sono valori cardine dell’aziendalizzazione. Guai a sbilanciare questo equilibrio a scapito dell’efficacia e degli obiettivi di salute, intento che con i Lea è stato recepito dal legislatore».

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