Pozzuoli, auto e furgone in fiamme,
rappresaglia dei clan contro il pentito

Pozzuoli, auto e furgone in fiamme, rappresaglia dei clan contro il pentito
di Gennaro Del Giudice
Sabato 6 Marzo 2021, 10:09
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Un furgone e un'auto distrutti dalle fiamme in ventiquattro ore e l'incubo della rappresaglia di camorra che ritorna dopo gli spari, le gambizzazioni e gli incendi al Rione Toiano contro i familiari del ras pentito Procolo Pagliuca costretti a lasciare la città. La notte scorsa un mezzo utilizzato per il trasporto di prodotti ittici di proprietà di un 29enne di Pozzuoli, già noto alle forze dell'ordine, e nipote del nuovo collaboratore di giustizia Antonio D'Oriano, è stato dato alle fiamme a via Napoli, nel Rione Marocchini, da anni la roccaforte del clan Di Costanzo.
L'incendio ha completamente distrutto la parte anteriore del veicolo che era parcheggiato nei pressi di una palazzina popolare all'interno della prima traversa Corso Umberto I, in prossimità dell'abitazione dell'uomo. Sulla natura dolosa del rogo gli inquirenti non sembrano avere dubbi. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e i poliziotti del commissariato di Pozzuoli. Il furgone è stato sottoposto a sequestro.

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Il raid è avvenuto a poco più di due mesi dalla decisione di Antonio D'Oriano, 47enne di Monterusciello legato ai nuovi gruppi criminali emergenti nel quartiere, di collaborare con la giustizia.

Tempi e modalità che per analogie riconducono a quanto accaduto in estate dopo il pentimento di Procolo Pagliuca: in quell'occasione la prima avvisaglia arrivò con l'incendio dell'auto del suocero, avvenuto in via Campana nei pressi dell'abitazione uomo. Ritorsioni, vendette trasversali e atti intimidatori con l'intento di mettere pressione ai collaboratori di giustizia che stanno facendo luce sugli ultimi anni di camorra in città, scenari in continua mutazione raccontati ai magistrati negli ultimi mesi da D'Oriano e da Genny Gaudino, quest'ultimo nipote del boss Gennaro Longobardi.

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E proprio una vendetta sembra celarsi dietro l'incendio avvenuto ventiquattro ore prima in via Marino Boffa, nei pressi del centro storico di Pozzuoli, dove una fiat Panda è stata distrutta dalle fiamme. Anche in quest'occasione sulla natura dolosa del rogo non sembra esserci dubbi. Il veicolo è di proprietà di un 30enne puteolano, la cui famiglia è legata a uno dei gruppi criminali attivi a Monterusciello, che l'estate scorsa rimase coinvolto in due risse a via Napoli in seguito a un tentativo di estorsione ai suoi danni. L'uomo, infatti, dopo essersi rifiutato di pagare cento euro, soldi richiesti per l'ormeggio della sua barca ancorata alla scogliera ai piedi del Rione Terra, reagì alle minacce e in due occasioni, insieme al padre, venne alle mani con un gruppo di giovani legati al clan del posto.
Violenze andate in scena tra la folla della movida a cui seguì l'incendio dell'imbarcazione di padre e figlio. Episodio che sembrerebbe legato da un doppio filo al rogo che due giorni fa ha distrutto l'auto del 30enne in pieno centro a Pozzuoli, proprio nei pressi della sua abitazione. Una punizione, dopo sei mesi, per chi si è ribellato al pizzo: questa la chiave di lettura data dagli inquirenti che, attraverso le immagini delle telecamere, stanno cercando di risalire all'identità degli autori del raid.
 

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