Pozzuoli, ecco l’ippodromo abusivo
che viola la Foresta di Cuma

Pozzuoli, ecco l’ippodromo abusivo che viola la Foresta di Cuma
di ​Elisabetta Froncillo
Mercoledì 1 Marzo 2017, 09:12
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Pozzuoli. Un circuito per allenare cavalli. Del tutto abusivo e clandestino, nel cuore della foresta di Cuma. Un’area di oltre dodicimila metri quadrati, su un suolo demaniale, all’interno di un Sic (sito d’interesse comunitario, trasformata in una vera e propria pista è stata scoperta ieri mattina dai carabinieri e dalla guardia forestale di Licola. Un luogo protetto, maltrattato e calpestato da chi lo ha individuato nel tempo come area dove svolgere attività parallele. Dove la natura è stata mortificata continuamente, violentata. Un lungo sentiero, tra la foresta e la spiaggia, a ridosso delle dune romane, sul suolo demaniale, dove ogni giorno sono passati decine di cavalli per allenarsi. Dove la vegetazione spontanea, tipica della Macchia mediterranea, è stata estirpata per rendere l’accesso più agevole e lo spazio più ampio. In parte le piante sono state sostituite con del licustro, una specie non appartenente all’habitat di Cuma, ma ben differente e visibile. Non si conoscono i responsabili, ma le forze dell’ordine intervenute stanno vagliando la posizione del direttore del parco forestale. Le ipotesi di reato vanno dall’abuso di ufficio all’omissione in atti d’ufficio, al deturpamento di bellezze naturali. Secondo i carabinieri sarebbe stata consentita la realizzazione del circuito equestre senza alcuna opposizione.
 


Cuma versa in uno stato pietoso. Un binario morto della Circumflegrea, dove il treno passa in occasioni speciali e in estate, separa la foresta da Licola Mare, dove si trovano le spiagge. Terra di nessuno. Lungo la strada che conduce alla pista per cavalli ci sono rifiuti di ogni genere: carcasse di auto in fiamme, vaschette di polisterolo con alici marce dentro, scaricata da qualche venditore di pesce. E poi sacchetti, cassette di plastica, giocattoli. C’è di tutto, lì a terra per deturpare il disegno perfetto di Madre Natura. Sotto quel terreno passa un metanodotto. Sopra si ergono cespugli arborei di specie da proteggere. Intorno spazzatura e fiamme padroneggiano. Poco distante, sulla spiaggia, la sabbia dorata è deturpata dal segno delle gomme dei motocross. Bruciata. Anche questi mezzi corrono e si allenano in modo illegale. C’è un divieto da gennaio 2011. Ma di questo resta uno steccato e del filo spinato, messo lì anni fa dalla Regione per impedire l’accesso. Una barriera come cartapesta, facile da rimuovere. 

Su quella stessa spiaggia arrivano anche i cavalli, all’alba, per allenarsi sulla battigia, per rafforzare i muscoli nelle acque gelide del mare di Licola. Pratiche condannate da ambientalisti e da esperti, ma che ancora continuano senza che nessuno riesca a fermare lo scempio. Gli stessi cavalli che poi ritornano nella pista, scoperta ieri dai carabinieri, per allenarsi e ritornare nei box dei loro padroni, o per essere dirottati verso ippodromi. Qualche anno fa i carabinieri sequestrarono in una strada parallela alla Domiziana, a poche decine di metri dal luogo di questa nuova scoperta, un vero ippodromo gestito dalla camorra. E poi ancora un maneggio, dove gli animali erano tenuti in situazioni pietose e anche dopati. Cavalli da un lato, motociclette dall’altro. Illegali entrambi nei loro allenamenti e forse anche nelle gare in cui sono impiegati. Elementi che calano l’ombra delle scommesse clandestine e della mano della camorra, ancora una volta.

Lungo il binario della Circumflegrea, che divide Cuma da Licola, c’è un vecchio casolare abbandonato e diroccato. Dentro ci vivono alla peggio degli extracomunitari. Un rifugio di necessità, pericoloso, e soprattutto fantasma agli occhi di tutti. Come è tutta quella zona. Dimenticata. Un terzo mondo. Non si preserva e si consente, con il silenzio e l’assenza, la distruzione. Sulla vicenda si sono pronunciati i Verdi. «La foresta di Cuma è uno di quei tesori dell’enorme patrimonio naturale che abbiamo a disposizione e che non tuteliamo e valorizziamo come dovremmo, lasciandolo nell’incuria e in balia dei delinquenti come dimostra questo sequestro – scrivono in una nota il consigliere regionale, Francesco Borrelli e quello metropolitano, Paolo Tozzi - un’area spianata e adibita a galoppatoio per le corse clandestine dei cavalli della camorra. Va convocato subito un tavolo interistituzionale che metta insieme comuni, Città metropolitana e Regione per trovare la strada da seguire per tutelare e valorizzare la foresta di Cuma ed evitare che continui a essere un’area ostaggio della camorra».

Un tavolo che dovrebbe far passare la politica dalle parole alle azioni per arginare un problema decennale, che con frequenza si ripresenta.
Cuma è un sito protetto per la presenza di flora e fauna uniche e in via d’estinzione. D’estate, lungo il percorso visitabile, e preservato rispetto alla zona dei lidi, si organizzano tanti eventi, come la visita notturna per ammirare le lucciole. Ma anche spettacoli immersi in un ambiente senza pari. Per pochi mesi all’anno almeno una parte di questa terra ritorna alla vita. Poi cala il silenzio. Ed oltre quei cancelli della foresta, dove ancora si trova il bosco da proteggere, c’è chi fa il proprio gioco dettando le proprie regole

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