La prescrizione salva i narcos:
solo 4 condanne nel Napoletano

La prescrizione salva i narcos: solo 4 condanne nel Napoletano
di Dario Sautto
Sabato 11 Luglio 2020, 09:49
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Base operativa sui monti Lattari e import di droga di ogni tipo anche dall'estero: la prescrizione salva narcotrafficanti e pusher, arrivano solo quattro condanne. Tra i 17 imputati finiti a processo per traffico e spaccio di droga era finito anche Antonino Di Lorenzo, alias «'o lignammone». Nel frattempo, però, il presunto capo del gruppo di narcotrafficanti che gestiva l'import di alcune partite di cocaina e hashish dall'estero, ma soprattutto la produzione di marijuana con le piantagioni di canapa indiana disseminate tra i Lattari, l'Abruzzo e la Puglia, è morto. Per lui è arrivata prima la sentenza della camorra: lo scorso 11 settembre è stato ammazzato in un'imboscata a colpi di fucile avvenuta sotto casa sua, a Casola di Napoli, mentre rientrava per rispettare gli obblighi imposti dalla sorveglianza speciale. Un omicidio ritenuto eccellente dall'Antimafia e maturato nell'ambito della guerra tra i narcos che si spartiscono i monti Lattari e le loro piantagioni di canapa indiana. Un delitto sul quale ha riferito dettagli tuttora top secret anche il killer pentito Pasquale Rapicano, affiliato al clan D'Alessandro condannato all'ergastolo lo scorso novembre e finito tra i collaboratori di giustizia a gennaio, subito dopo il suo arresto per omicidio.

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I FATTI
Lo scorso febbraio la requisitoria del pm Sergio Ferrigno, che aveva riscontrato la prescrizione per quasi tutti i reati. Si tratta di fatti avvenuti dal 2006 al 2009, arrivati a processo solo nel 2016 e per i quali non ha retto l'aggravante della transnazionalità. Se nel frattempo Di Lorenzo è stato ammazzato, era morto per cause naturali anche Gaetano Apicella, per il quale i giudici del tribunale di Torre Annunziata (presidente di collegio Fernanda Iannone, a latere Silvia Paladino e Luisa Crasta) hanno disposto di non dover procedere. Sono arrivate le condanne per quattro imputati: a sei anni e nove mesi per spaccio di cocaina per Domenico Marasca, pregiudicato di Torre Annunziata, già detenuto per spaccio e coinvolto in un'inchiesta sulla droga nelle Marche, e a cinque anni ciascuno per Gianluca Di Benedetto (già in carcere in Abruzzo sempre per gli stessi reati), Mario Ordinanza (accusato di una fornitura di hashish da 11 chili) e Francesco D'Auria, condannato per aver gestito tutte le fasi di acquisto semi, semina e irrigazione di una piantagione di canapa indiana da 280 piante in Puglia, a Grottaglie. Base operativa a Gragnano, dunque, ma piantagioni e acquisti di partite di hashish e cocaina un po' in tutta Italia e all'estero.
Trattandosi in gran parte di acquisti di marijuana, ritenuta droga leggera, è arrivata la prescrizione a cancellare le accuse per Stefano Chianese, i due cugini omonimi Pasquale Gargiulo, Catello Lauro, Pietro Marasca e Giuseppe Vicedomini, in gran parte residenti tra Casola e Lettere. Assolti per non aver commesso il fatto Antonio D'Auria, Alfonso De Maio e Diodato Ordinanza, stessa formula (ma con il beneficio della prescrizione per altri capi d'imputazione) per Pasquale Ammendola e Antonio Vicedomini. Nel frattempo, sui Lattari si continua a seminare cannabis e i narcos continuano ad ammazzare chi non si piega alle regole del mercato.
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