Castellammare di Stabia. Prete intercede per il rapinatore, ora rischia il processo

Castellammare di Stabia. Prete intercede per il rapinatore, ora rischia il processo
di Dario Sautto
Sabato 12 Marzo 2016, 09:25 - Ultimo agg. 16:45
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Castellammare di Stabia. Contatta tre vittime di un giovane rapinatore, chiedendo di scagionarlo. Rischia il processo un sacerdote della periferia di Castellammare di Stabia, che ha provato a far cambiare la propria versione dei fatti a tre donne rapinate a Gragnano e Sant'Antonio Abate. Tutto risale a qualche mese fa, quando al tribunale di Torre Annunziata era in programma un'udienza del processo a carico di Giuseppe Bene, ventenne di Castellammare, accusato di alcuni furti e rapine commessi ai danni di almeno tre donne dell'area stabiese.Il giovane era stato riconosciuto dalle sue vittime, che avevano denunciato i fatti ai carabinieri della stazione di Gragnano.

La Procura di Torre Annunziata, dunque, chiese e ottenne un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Bene, poiché il ragazzo avrebbe messo a segno i colpi mentre era già agli arresti domiciliari. A pochi giorni dalle tre testimonianze, scende in campo il sacerdote stabiese, amico di famiglia del ventenne. Dopo il racconto di alcuni familiari, il prete si è armato di buona volontà, ha recuperato i nomi delle tre vittime e le ha contattate personalmente. La prima ha ricevuto una telefonata a casa: «Giuseppe ha una storia difficile alle spalle, ma è un bravo ragazzo». La seconda, dopo l'intermediazione di un altro sacerdote, ha incontrato di persona il prete stabiese: «Sei sicura fosse lui?». La terza è stata addirittura raggiunta sul posto di lavoro: «Ti devo parlare. L'hai riconosciuto davvero senza ombra di dubbio? Pensaci bene».Qualche giorno dopo, le prime due donne hanno testimoniato a processo, confermando che chi aveva portato via le borse e altri oggetti con la violenza era proprio Giuseppe Bene. La terza, invece, ha ritrattato: «Non riesco a stabilire con certezza che fosse lui». A quel punto, sono scattati ulteriori accertamenti da parte dei carabinieri, che hanno ascoltato nuovamente le tre testimoni chiave della vicenda: tutte hanno ammesso di essere state contattate dal sacerdote, proprio a poche ore dalla loro escussione. La terza, una giovane commessa gragnanese, ha precisato di essersi sentita «intimorita da quella visita», poiché era stata rapinata sotto casa e invece «adesso qualcuno sa pure dove lavoro».

Così, la pm Francesca Sorvillo ha chiesto e ottenuto dal collegio della seconda sezione penale (presidente Antonio Pepe) l'acquisizione del solo verbale di denuncia della terza testimone, mentre per le altre due sono state sufficienti le dichiarazioni rese durante il dibattimento.Dopo l'ok del tribunale, l'accusa ha chiesto la condanna a 8 anni di reclusione per Giuseppe Bene, mentre la Procura valuterà le «pressioni» del prelato al quale potrebbe essere addirittura contestato il reato di induzione alla falsa testimonianza, anche se mosso sicuramente dalla volontà di dare un'altra possibilità al giovane che conosceva. Già ai domiciliari con altre accuse, Bene è stato riconosciuto da ben tre donne. Tra l'altro, tra maggio e novembre 2014, tra Gragnano e Sant'Antonio Abate l'ondata di scippi, furti e rapine notturni ai danni di donne sole (preferibilmente a piedi) spinse le forze dell'ordine ad intensificare i controlli. Tre furono i colpi addebitati al 20enne stabiese. Il primo nei pressi di un condominio gragnanese, dove una donna fu sorpresa alle spalle e, mano davanti alla bocca, le furono strappati un anello e la borsa, prima di essere scaraventata al suolo.

Il secondo colpo fu messo a segno nella centralissima via Vittorio Veneto, dove il 20enne avrebbe avvicinato un'auto guidata da una ragazza in procinto di entrare nel garage: dopo aver aperto la portiera posteriore, portò via una borsa. Infine, il terzo colpo sarebbe avvenuto a Sant'Antonio Abate e la vittima fu avvicinata da un giovane in scooter che, con la minaccia di un'arma (mai ritrovata), si fece consegnare la borsa.

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