Prezzi, a Napoli record negativo: «Con il boom turistico alimentari più costosi»

Inflazione, trend ancora in crescita: «Qui è il doppio delle altre metropoli»

Turisti a Napoli
Turisti a Napoli
di Valerio Iuliano
Giovedì 1 Giugno 2023, 00:13 - Ultimo agg. 17:55
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L’inflazione in città resta altissima, nonostante il calo dei prezzi delle materie prime e il consistente rialzo dei tassi sui mutui. Il lieve rallentamento su base nazionale, segnalato ieri dall’Istat, non incide su quello che a Napoli rimane un fenomeno macroscopico, a tratti sorprendente, soprattutto nel confronto con lo scorso anno. 

I dati Istat relativi al mese di aprile in città fanno registrare l’interruzione della fase di momentanea frenata dell’inflazione che era stata causata, a gennaio, dal calo dei costi dell’energia. Un’inversione di tendenza che a Napoli appare anche più evidente rispetto al resto d’Italia. Dall’indice dei prezzi al consumo si ricava un aumento dello 0,8% su base mensile - esattamente il doppio di quello nazionale dello 0,4 per cento - e del 7,7 per cento su base annua. L’incremento dei prezzi a Napoli - ed è questo l’aspetto più significativo - riguarda tutte le voci di spesa, dagli alimentari ai combustibili, dai trasporti ai servizi ricettivi. Per l’Istat la motivazione principale del nuovo rialzo è «l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, il cui andamento riflette un aumento su base mensile del 2,3%». Il ripristino degli oneri di sistema è la prima ragione dell’aumento delle bollette di luce e gas.

«In un solo mese - spiega Massimiliano Dona dell’Unione nazionale consumatori - da marzo ad aprile, nonostante il costante calo dei prezzi nei mercati all’ingrosso, l’energia elettrica del mercato libero è rincarata dell’8,8%, il gas del mercato libero dell’8,1%, il Gas del mercato tutelato addirittura del 30,1%».

Per gli alimentari, la variazione tendenziale da marzo ad aprile a Napoli è dell’1 per cento, un dato molto più elevato rispetto a quello nazionale dello 0,3 per cento. Su base annua, in città si registra, invece, un incremento dell’11,9 per cento, sostanzialmente identico al resto d’Italia. Da più parti si denuncia il rischio speculazione. 

Ad aprile a Napoli, però, l’aumento più significativo su base mensile è segnalato alla voce «servizi ricettivi e di ristorazione», con il +2,3%. Scorrendo l’elenco dei dati relativi alle sottoclassi di categoria pubblicato sul sito del Comune, si scopre all’interno della divisione “servizi ricettivi” che per gli alberghi l’incremento è del 20,5 per cento, più del doppio del tasso di inflazione generale. Sia per alimentari che per alberghi si tratta, dunque, di numeri piuttosto anomali. Al di là dei dati singoli, questi numeri sollevano altri interrogativi. I prezzi di moltissimi prodotti stanno continuando ad aumentare, quindi, nonostante i costi dell’energia siano molto più contenuti rispetto ad un anno fa. E soprattutto sono ormai conclusi molti fenomeni che avevano innescato il rialzo stratosferico dei costi per le aziende, determinando infine il boom dell’inflazione, a partire dai primi mesi del 2022. 

Gli scenari di dodici mesi fa sono radicalmente mutati. È terminata da tempo la crisi dei commerci mondiali, con il blocco dei porti, l’aumento dei costi delle materie prime e il rallentamento degli approvvigionamenti dei beni. In sintesi, l’inflazione non è più spiegabile con le ragioni di un anno fa. Dal presidente di Confcommercio Napoli Massimo Di Porzio arriva una risposta significativa.

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«Il tasso di inflazione elevato con il calo del potere di acquisto dei consumatori e degli stessi commercianti, spinge gli esercenti ad incrementare i prezzi. Questa è la logica che prevale in questo momento, con un po’ di speculazione. Gli aumenti che si segnalano su alcuni prodotti sono anche superiori al dovuto. Ma la filiera dei prodotti alimentari, ad esempio, è molto lunga e non è facile individuare coloro che speculano». L’inflazione si avvia a diventare un fenomeno strutturale e l’aumento dei tassi dei mutui non ha avuto gli effetti positivi auspicati dalla Bce, ma solo conseguenze negative per i consumatori.

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