Prezzi, a Napoli arriva il salasso riaperture: più cari spritz e centri estetici

Prezzi, a Napoli arriva il salasso riaperture: più cari spritz e centri estetici
di Gennaro Di Biase
Lunedì 17 Maggio 2021, 23:54 - Ultimo agg. 18 Maggio, 20:09
4 Minuti di Lettura

Costi aumentati per ogni acquisto a Napoli, dalla farina al crocché, dalla benzina alla pizza, dalla cena al ristorante allo spritz, dai biscotti agli alcolici, dai centri estetici ai lettini nelle location di mare. Secondo i dati Istat diffusi dal Comune, ad aprile in città l’inflazione annua aumenta all’1,5%, contro l’1,3% di marzo, ed è superiore alla media nazionale (che è di 1,1%). I danni della pandemia spingono tante aziende – non tutte, sia chiaro – a recuperare gli incassi perduti attraverso il rincaro. 

Secondo Codacons, in Italia l’aumento dell’inflazione determina un aumento della spesa media tra i 343 euro e i 439 euro per ogni nucleo familiare. Napoli, dicevamo, supera di 0,4 punti percentuali la media nazionale.

Sono centina le testimonianze dei rincari in città, con tanto di scontrini e accesi dibattiti social. Il caro prezzi, a macchia di leopardo, non risparmia nessun comparto: arriva fino ai 5 euro per alcuni centri estetici o per lettini in riva al mare (che salgono fino a più 10 euro, vista anche la limitazione dei posti). Il caffè al tavolo costa fino a 3.50 euro e per uno spritz con stuzzichini si spendono fino a 9 euro.

Video

«Le spese per i consumatori sono senza dubbio aumentate ora che i divieti stanno venendo meno – spiega Rosario Stornaiuolo, esponente di associazioni di consumatori – Parliamo di un 15%-20% in più nei supermercati, e per pizzerie e ristoranti si arriva anche a un 30% in più. Nei supermercati spesso si abbassa il peso dei prodotti lasciando il prezzo invariato. La situazione si spiega anche cosi: è aumentata la benzina e l’86% dei nostri prodotti viaggia su gomma prima di arrivare sugli scaffali napoletani. Dai supermercati sono quasi sparite le offerte, e per un prodotto “civetta” in sconto ne aumentano altri simili. Non tutti stanno aumentando i prezzi, ma chi lo fa non può pensare di recuperare i soldi persi a causa del virus sulle spalle di cittadini che a loro volta hanno il portafogli svuotato».

«C’è molta confusione – commenta Angelo Pisani, presidente di Noi Consumatori – Abbiamo riscontrato in diversi locali che i prezzi non corrispondo più ai listini. In qualche caso si tratta di offerte fatti per attirare i clienti, in altri casi si tratta di rincari che arrivano anche fino al 100%, perfino in alcuni pubblici esercizi nelle location marine che hanno pochi posti, viste le restrizioni e i distanziamenti necessari per la lotta al virus. Una coppia che mangia un antipasto, un primo e un secondo oggi spende in media 45 euro a testa. Nel pre-Covid ne spendeva 30. I danni economici del virus e i disservizi del Governo non possono essere pagate dai cittadini. No alle speculazioni». 

E le voci dei consumatori parlano chiaro: dopo il Covid si spende di più in tanti posti. Lo si evince da un dibattito social sul caro prezzi cui hanno preso parte centinaia di utenti partenopei: «100 grammi di mozzarella a 7 euro – dice un cittadino, scontrino alla mano di 180 euro per 4 persone – Scottona italiana 60 euro al chilo? Se volete che i clienti non tornino più ai vostri tavoli siete sulla strada giusta. Inoltre ho verificato anche una strafottenza nei confronti delle norme anti-Covid». «Le pizzerie hanno aumentato di parecchio, i coperti sono aumentati a 2.50, le lattine di coca 3.50, per non parlare di una Margherita al filetto a 12 euro», commenta una utente su fb. C’è poi la scomparsa dei menù turistici: «Cinque euro di aumento su un pranzo completo che prima costava 30 euro», scrive un altro cittadino.

«La pizzeria che chiamo sempre ha alzato tutti i prezzi – conferma un altro utente – Dalle pizze alle fritture. Per fare un esempio il crocchè è passato da 1 a 1,80». «Le materie prime e la logistica sono aumentati, è una bolla speculativa – risponde un cittadino – I prezzi sono aumentati mediamente del 14% soprattutto nei supermercati, vendono confezioni con meno pezzi ma allo stesso prezzo di prima», come su biscotti o bibite. Rincari in certi casi anche su frutta e verdura.  «Io commercializzo prodotti – interviene un nuovo profilo – Creme spalmabili, packaging, margarine, strutto, olii. Tutti prodotti che hanno subito aumenti. Di conseguenza anche chi produce e trasforma è costretto ad aumentare il prezzo». E ancora: «Ho notato un aumento sulle pizze d’asporto», dice un altro. C’è chi ha aumentato e chi no, tra i ristoratori. Desta un approfondimento il vertiginoso aumento dell’olio di arachide e girasole».

© RIPRODUZIONE RISERVATA