Si racconta un atto di violenza contro una donna transgender, e ci si rivolge a lei al maschile. C’è un ragazzo che cammina mano nella mano con il suo partner, e un gruppo di sconosciuti li aggredisce. In ospedale pensano che almeno non sia finita nel peggiore dei modi. Perché sanno che qualcun altro, purtroppo, non c’è più. Succede quando un fratello uccide sua sorella perché non approva la sua relazione.
In quest’epoca la comunità LGBTQIA+ si vede costretta a sopportare, reagendo anche nel dolore, violenze inaudite, attacchi mirati a ledere dei diritti umani che dovrebbero essere garantiti e tutelati.
«Oggi più che mai il Pride è un momento importante per la difesa dei diritti civili, è il loro più grande contenitore. Abbiamo visto le immagini dalla Turchia del Pride vietato con gli idranti. Abbiamo assistito a ciò che è accaduto ad Oslo, l’attentato al club LGBTQIA+ nella notte prima del Pride con due morti e diversi feriti. C’è il rischio di una profondissima regressione culturale. Mancano pezzi importanti. Ci sono diritti non ancora acquisiti. Dobbiamo trovare un minimo comune denominatore di lotta per la libertà di tutti e di tutte», ha infatti dichiarato il segretario di Antinoo Arcigay Napoli Antonello Sannino.
In occasione del Pride che il 2 luglio si terrà a Napoli, è importante ricordare il perché di quest’evento e comprendere fino in fondo la portata del suo significato.
Che cos’è, oggi, il Pride per chi lo vive? Che cosa significa far parte della comunità LGBTQIA+ di Napoli? Che cosa dovrebbero comprendere davvero le persone?
Cashiopea ha risposto a queste domande in una videointervista in cui racconta la quotidianità di una Napoli contraddittoria: c’è il sole, è accogliente, ma a volte sa essere aggressiva.
Ma chi è Cashiopea? A dircelo è Marco, ventenne napoletano studente del secondo anno di Lettere Moderne. È giovane e ha lo sguardo di chi sa esattamente cosa dire.
«Cashiopea è la parte più libera di me, è trasgressione, è voglia di osare in un mondo regolato da verità immobili», racconta. «Nasce dall’esigenza di dover dire la propria opinione, di imporre il proprio stile, di gridare al mondo che la fluidità c’è e merita rispetto.
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