Nessuna vittima sarà parte civile al processo contro l'Olimpo della camorra stabiese. È partito ieri mattina al tribunale di Torre Annunziata il primo filone processuale che vedrà alla sbarra l'imprenditore del latte Adolfo Greco, ex uomo di fiducia di Raffaele Cutolo oggi detenuto, titolare di un impero economico per lo più tra Castellammare e dintorni.
GLI IMPUTATI
Con lui, ci sono il boss del clan Cesarano, Luigi Di Martino «'o profeta», nelle ultime settimane raggiunto da altre tre ordinanze e accusato dall'Antimafia anche del coinvolgimento in alcuni omicidi di camorra. E ancora Attilio Di Somma, uomo dei Cesarano che avrebbe piazzato una bomba contro un supermercato da taglieggiare, Umberto Cuomo e i fratelli Michele e Raffaele Carolei, con il terzo fratello Paolo ritenuto tra i capi dei D'Alessandro. Ieri è stata celebrata la prima udienza del processo ordinario, mentre a inizio ottobre in abbreviato ci saranno tutti gli altri imputati, accusati a vario titolo di estorsione aggravata dal metodo mafioso e favoreggiamento. Tra gli altri, ci saranno la vedova del boss D'Alessandro, Teresa Martone, e i capi dei clan Afeltra e Di Martino, anche se quest'ultimo (Antonio Di Martino) risulta tuttora latitante. L'operazione Olimpo scattò all'alba del 5 dicembre scorso. La polizia arrestò una quindicina di persone, con i latitanti Giovanni Gentile e Raffaele Afeltra arrestati nelle settimane successive. Dopo le polemiche delle ultime settimane, il Comune di Castellammare e Sos Impresa saranno parti civili. «Il Comune spiega il sindaco stabiese Gaetano Cimmino si è costituito parte civile perché va tutelata l'immagine della nostra città, il clima di ombre e di sospetti che fino a qualche tempo fa aleggiava su Castellammare va definitivamente dissipato. Il registro è cambiato e nessun imprenditore colluso, poco attento o abusivo ci fermerà».
LO SCONTRO
Delle venti parti offese, tra cui figurano diversi imprenditori e professionisti di Castellammare, Gragnano, Agerola e Pompei, nessuna chiederà di essere risarcita dalla camorra, né da Adolfo Greco, accusato dal pm Giuseppe Cimmarotta di aver «veicolato» lo sconto sul pizzo al titolare di un caseificio agerolese e di aver imposto un'assunzione in un supermercato stabiese, per compiacere i boss Afeltra e D'Alessandro. Lo stesso Greco, che avrebbe pagato il pizzo a 4 clan, ha annunciato che si costituirà ad ottobre nell'altro procedimento, dove risulta a sua volta vittima di estorsioni. Alla prossima udienza, i giudici (presidente Riccardo Sena, a latere Maria Sabatino e Adele Marano) scioglieranno le riserve sulle questioni presentate dai difensori degli imputati, in particolare dagli avvocati Maiello, Stravino e Romano sulle trascrizioni di alcune intercettazioni e, soprattutto, sulle date di iscrizione nel registro degli indagati dei Carolei. Lo scontro riguarda l'eventuale «ritardo» dei decreti, ma il pm Cimmarotta ha spiegato che su alcuni atti pende il segreto istruttorio perché sono ancora in corso indagini. Ad esempio, sul filone che riguarda l'affare immobiliare dell'ex Cirio di Castellammare, che vede tra gli indagati anche i deputati Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo, ultimi presidenti della Provincia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Processo Olimpo, primi 6
alla sbarra: c'è anche Greco
di Dario Sautto
Articolo riservato agli
abbonati
Martedì 2 Luglio 2019, 09:41
3 Minuti di Lettura
© RIPRODUZIONE RISERVATA