Colpo di scena nel processo per l'omicidio di Nunzia D'Amico: il collaboratore Rolletta conferma la ricostruzione della difesa

Colpo di scena nel processo per l'omicidio di Nunzia D'Amico: il collaboratore Rolletta conferma la ricostruzione della difesa
di Luigi Sabino
Giovedì 29 Settembre 2022, 16:16
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Colpo di scena nel processo per l’omicidio di Nunzia D’Amico, la ‘padrina’ di Ponticelli trucidata sotto la sua abitazione nell’ottobre di sette anni fa. Il presunto killer della donna, il ras Antonio De Martino, non avrebbe potuto compiere materialmente il delitto per il semplice fatto che non poteva trovarsi sul posto nel momento in cui l’omicidio veniva commesso.

È quanto emerge dalle dichiarazioni spontanee rilasciate dal collaboratore di giustizia Rosario Rolletta nel corso dell’ultima udienza tenutasi dinanzi alla III sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli. Dichiarazioni che, implicitamente, confermano quanto, da mesi, sostenuto dai penalisti Leopoldo Perone e Stefano Sorrentino, difensori dell’imputato.

Una storia complessa che merita di essere raccontata sin dall’inizio, o meglio, dalla fine ossia da quando Nunzia D’Amico raggiunge l’ospedale Villa Betania dopo essere stata mortalmente ferita.

Sono le 13.30 del 10 ottobre 2015. A spararle, tre le 13.15 e le 13.20, un uomo con una tuta nera e il volto travisato da un passamontagna che l’ha affrontata mentre stava rientrando presso la sua abitazione di via Al Chiaro di Luna.

Non solo. Secondo il racconto di alcuni testimoni oculari, il killer si era appostato all’interno dell’isolato 7 del Parco Conocal, dove, per alcuni minuti, sarebbe rimasto in attesa del rientro della D’Amico che, proprio quella mattina, era andata ad un colloquio con il figlio, detenuto presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere da cui, poi, è ripartita alle 12.45. Dopo circa mezz’ora l’arrivo a Ponticelli dove ad attenderla c’è l’assassino. I tempi sono fondamentali perché è intorno a questi che si gioca la partita tra accusa e difesa.

Qualche tempo dopo il delitto, infatti, De Martino fu arrestato con l’accusa di esserne l’autore materiale. Contro di lui, soprattutto, le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia cui, in tempi più recenti, si aggiunsero anche quelle dello stesso Rolletta. Il collaboratore, nei suoi verbali, riferì che anche De Martino, quella mattina, si era recato, insieme ad alcuni familiari, nel penitenziario sammaritano per un colloquio con il fratello detenuto. Da qui sarebbe ripartito intorno alle 12.25. Considerati i tempi di percorrenza, gli stessi della D’Amico, sarebbe, quindi, arrivato a Ponticelli intorno alle 12.55 e questo, secondo anche l’accusa, gli avrebbe dato tutto il tempo di appostarsi in attesa della sua vittima e di portare a termine la sua missione di morte.

Una ricostruzione apparentemente inattaccabile se non fosse per alcuni particolari confermati anche dai pentiti. Il primo è che durante il tragitto di ritorno, De Martino si sarebbe fermato per indossare la tuta da utilizzare per l’omicidio. Il secondo è che non si sarebbe diretto subito verso il luogo del delitto ma in via Eugenio Montale, dove ad attenderlo c’era un complice su un’altra vettura. Particolari che, di fatto, sostiene la difesa avrebbero allungato i tempi. Anche con questi ritardi, però, De Martino avrebbe avuto, sebbene per pochissimo, il tempo necessario per compiere l’omicidio. Quello che, tuttavia, rischia di far crollare il castello accusatorio è un terzo, e ben più importante, dettaglio. De Martino, infatti, non avrebbe lasciato Santa Maria Capua Vetere alle 12.25 ma solo diversi minuti più tardi, perché finito il colloquio, si sarebbe recato all’Ufficio Conti Correnti del penitenziario per ritirare una somma di denaro per conto del fratello.

Un’operazione, questa che, a causa dell’alta affluenza, avrebbe richiesto del tempo. Una circostanza, ed è questo il colpo di scena, confermata anche da Rolletta nelle sue dichiarazioni spontanee. Una ricostruzione che, se dovesse essere confermata, scagionerebbe, di fatto, De Martino. Per questo il collegio giudicante, da cui si attendeva una sentenza per l’omicidio, ha, invece, chiesto che fossero acquisiti, presso la struttura carceraria, tutti gli elementi del caso oltra a disporre una nuova audizione per lo stesso Rolletta.

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