È una festa che si respira a pieni polmoni quella che Procida ha vissuto nel suo primo giorno da capitale italiana della cultura. Tanti i turisti, tante le prenotazioni mentre ancora si avverte l’eco delle belle parole del presidente Sergio Mattarella. Tuttavia, va anche detto che non è mancata quale polemica. Ha fatto discutere, per esempio, la scelta di chiamare i bottari di Modena e non quelli di Portico. E poi, l’assenza dei marittimi procidani.
Procida è ospitale, ma allo stesso tempo conserva il suo carattere sobrio e umile. Sembra addirittura scontrosa. L’anno da capitale della cultura è comunque un potente messaggio turistico. I 2500 posti letto che l’isola assicura sono tutti esauriti. Tanti italiani ma anche molti stranieri, che già ieri affollavano le stradine dell’isola. Spiega Raffaele Tizzano, patron del «Miratour», la più accorsata agenzia turistica. «Procida capitale della cultura è un volano promozionale formidabile. Negli anni passati le prenotazioni provenivano perlopiù da napoletani e campani. Si veniva a Procida per la villeggiatura estiva. Ora il mercato è completamente cambiato». Le prenotazioni riguardano soprattutto Terra Murata e Corricella, i luoghi più reclamizzati. L’utenza internazionale più numerosa, con oltre il 40%, proviene dal Regno Unito. Seguono i francesi (25%) e gli spagnoli (20%). «Ma negli ultimi tempi - dice Tizzano - l’isola è entrata nell’attenzione dei paesi del Nord Europa, sono numerosi i visitatori provenienti dalla Finlandia».
Ma non sono tutte rose e fiori. Crescono le preoccupazioni di quanti temono lo stravolgimento dell’identità dell’isola. Il professore Raffaele Porta, docente universitario e amante di Procida, non ha peli sulla lingua. «Vado controcorrente, c’è il rischio che l’isola perda le sue peculiarità. Il borgo della Corricella da dimora e luogo di lavoro di pescatori e maestri d’ascia si sta trasformando in un banale ristorantificio, con friggitorie, bracerie e paninoteche al posto delle reti e delle barche. Un vero e proprio “stupro ambientale” che serve solo ad arricchire spregiudicati imprenditori».
Per Agostino Riitano l’inaugurazione è stata «un totale successo. Se cerco cose che non sono andate non ne trovo». Per il direttore artistico ha funzionato tutto, a partire dall’incontro con il presidente Mattarella: «Ho avuto con lui un colloquio molto bello: chiaramente ero emozionato, specie quando mi ha citato nell’intervento, e lo ha fatto nel momento in cui commentava la partecipazione dei cittadini: la sua è stata una visita vera, non formale, sia quando ha conosciuto gli isolani che nel momento istituzionale». Uno scambio che gli resterà nel cuore: «Ci siamo parlati anche dopo, durante il videomapping alla Corricella che ha particolarmente apprezzato».
Quanto alla macchina dell’inaugurazione, Riitano la giudica perfetta: «Ho lavorato con una squadra di giovani professionisti campani che voglio ringraziare, dimostrano che ogni sfida organizzativa può essere vinta dalle nostre parti». Eppure c’è chi si è lamentato: dall’assenza dei bottari di Portico, dato che è stato chiamato un gruppo modenese per il «Moby Dick» di Stefano Tè, ai marittimi, rappresentanti di una componente fondante dell’identità dell’isola, che dicono di non aver avuto spazio nella cerimonia: «La prima, quella dei bottari, è una polemica inesistente: lo spettacolo è stato scritto da un premio Ubu e prevedeva la partecipazione di quel gruppo. Sui marittimi dico solo che anche a noi sarebbe piaciuto averli nell’inaugurazione ma quando abbiamo selezionato gli attori locali per gli spettacoli abbiamo chiamato tutti e loro non hanno risposto».