Restituire fiducia alla gente, far sentire sicuri i cittadini, ma anche trasmettere coraggio ai magistrati inquirenti. Ma anche stroncare il mercato del narcotraffico e, perché no, con l'aiuto delle Nazioni Unite. È un Nicola Gratteri a tutto campo quello intervenuto l'altra sera sul palco di "SudeFuturi", tradizionale appuntamento di fine estate giunto alla sua quinta edizione e organizzato a Santa Maria di Castellabate dalla fondazione "Magna Grecia".
Nominato nuovo procuratore della Repubblica di Napoli a maggioranza dal plenum del Consiglio superiore della magistratura, Gratteri si insedierà a breve nel capoluogo campano per iniziare il lavoro come numero uno del più grande ufficio inquirente d'Italia e d'Europa.
Toni distensivi e concilianti, a proposito dell'imminente arrivo all'ottavo piano del palazzetto nella cittadella giudiziaria; qualcuno, all'indomani della sua nomina da parte del Csm, aveva ricordato le dichiarazioni dell'ex procuratore di Catanzaro in audizione a Palazzo dei Marescialli. Parole che avevano fatto mugugnare più di qualche sostituto a Napoli: «Io a Catanzaro ogni mattina arrivo in ufficio alle 8,10 e alle 8,30 i colleghi vengono a prendere il caffè da me e facciamo riunioni, possiamo parlare di cose poco importanti o di cose importanti...».
Ma giovedì sera il nuovo procuratore ha usato toni più sfumati. «Incontrerò tutti i sostituti e i nove procuratori aggiunti - ha detto - Li ascolterò per trovare spunti di confronto e capire cosa fare per arrivare ad arginare il fenomeno mafioso, o quello di abusivismo edilizio. Voglio sentire le loro idee ed i progetti per avere una visione, una strategia».
Confermata anche l'attenzione che il magistrato calabrese nutre nei confronti degli organi investigativi chiamati di volta in volta ad affiancarlo nelle sedi giudiziarie. «È fondamentale - ripete il neo procuratore di Napoli - creare una sinergia con la polizia giudiziaria, che deve essere rispettata al massimo dalla magistratura. Voglio trasmettere coraggio».
L'organizzazione del lavoro resta per lui un pallino, una fissa, e per questo ha già annunciato che intenderà esportare il modello calabrese anche qui a Napoli (a cominciare dalla creazione di un gruppo di discussione sulla chat di WhatsApp. «La ricetta Catanzaro è stata una ricetta vincente - ha concluso - Ha portato risultati importanti che hanno dato credibilità alla magistratura e dato speranza a migliaia e migliaia di calabresi che l'avevano persa, quindi il metodo Catanzaro per Napoli penso vada moltiplicato per tre, considerate le dimensioni dell'ufficio».
Un Gratteri a tutto campo, quello comparso sul palco della villa Matarazzo di Castellabate. Il tema del dibattito era "Globalizzazione delle mafie nello spazio digitale", e questo spiega anche le parole di Gratteri: «Abbiamo bisogno di assumere ingegneri informatici e hacker. Dobbiamo investire in tecnologie e questo ancora non è avvenuto in Italia che è ancora troppo indietro perché nessuno ha avuto una visione. Questo, invece, è accaduto in altri Paesi europei che hanno modificato notevolmente il loro approccio per il contrasto alle mafie».
Poi c'è il capitolo narcotraffico. Napoli, come Catanzaro e soprattutto come il porto di Gioia Tauro resta uno dei terminalidel grande traffico di droga. «L'unica droga che si può sconfiggere al mondo è la cocaina - ha spiegato il magistrato - È un'utopia che si può realizzare, se l'Onu fosse un organismo sovranazionale: ma è debole rispetto alle forze e ai poteri nel mondo. Lo si è visto con il segretario dell'Onu quando la Russia ha invaso l'Ucraina, ad esempio. Per fermare il mercato della droga occorrerebbe l'intervento delle Nazioni Unite, che dovrebbero uscire dai palazzi di vetro e andare nei campi dove si produce la coca, intervenendo in Colombia, in Bolivia, in Perù, imponendo a questi Paesi la conversione delle colture di coca, obbligandoli a seminare grano. I problemi si devono affrontare alla radice, altrimenti non si risolve».
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