Fanpage, De Raho: «Il metodo usato
non corrisponde alle nostre regole»

Fanpage, De Raho: «Il metodo usato non corrisponde alle nostre regole»
di Oscar De Simone
Sabato 24 Febbraio 2018, 11:14 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 16:13
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«Inchieste giornalistiche di questo tipo finiscono per avere ricadute negative sulle acquisizioni delle indagini. L'inchiesta di Fanpage probabilmente tra due, tre anni nessuno più la ricorderà, mentre l'intervento giudiziario con una condanna a 10-15 anni di reclusione sarà ricordata da tutti e tutti capiranno che non bisogna percorrere quella strada». Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho rispondendo ai cronisti che gli chiedevano delle parole del candidato premier Luigi Di Maio, sul fatto che l'inchiesta di Fanpage su rifiuti e politica avrebbe dovuto farla lo Stato.
 


«Sul merito dell'inchiesta di Fanpage sono felice che si siano smascherati contesti di illegalità, ma sull'aspetto della correttezza della legge, l'agente provocatore non corrisponde alle nostre regole processuali e legali» ha sottolineato il procuratore. «L'agente provocatore è colui che interviene creando una situazione di illegalità e questo non è consentito dal nostro ordinamento - ha proseguito -. Anche dove la legislazione prevede per le indagini un infiltrato o un agente sotto copertura, si prevede che l'agente interviene per acquisire elementi di prova in relazione a traffici illeciti, che sono già in corso. Creare la situazione di illegalità non è consentito perché determina un concorso nel reato - ancora De Raho -. È una sottile distinzione, qualcuno può ritenere che dal punto di vista del risultato sia meglio capire chi sia più propenso a condividere condotte di illegalità più che osservare la legge, ma poiché sono un magistrato direi che osservare le regole è la strada maestra che dobbiamo seguire».

«Queste aggregazioni di giovani» ha poi detto de Raho sulla giornata, «a volte sono il riflesso di emarginazione sociale, altre volte invece si tratta proprio del controllo della camorra sul territorio che si manifesta anche in maniera estremamente dura. Nei primi casi si può ricorrere ad interventi attraverso la scuola e la cultura, negli altri invece anche con misure drastiche come quella della sospensione della potestà genitoriale». Queste le parole del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho intervenuto a Napoli nel corso del convegno diocesano Caritas 2018 “Quale Caritas alla luce del magistero di Papa Francesco”, durante il quale ha anche parlato del fenomeno babygang.

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