Prof suicida a Napoli, gli studenti in lacrime: «Noi sappiamo tutta la verità»

Prof suicida a Napoli, gli studenti in lacrime: «Noi sappiamo tutta la verità»
di Mariagiovanna Capone
Domenica 16 Giugno 2019, 12:28 - Ultimo agg. 17 Giugno, 07:22
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Nessuno tra studenti e genitori ha mai pensato che quella brutta storia fosse vera. Neanche ora che quest'uomo rimasto da solo a fare i conti con le sue fragilità non potrà dire la sua verità nell'aula di un tribunale. Sono almeno in trecento davanti al cancello chiuso del liceo Vico per ricordare il professor Vincenzo Auricchio. Piangono, si consolano a vicenda e allontanano i giornalisti. «Sono state dette troppe bugie, rispettate il nostro dolore» ci dicono. Qualche adulto, si spinge anche oltre urlando «abbiate il coraggio di scrivere la verità, che quelle infamanti accuse erano totalmente inventate. Tutti a scuola lo sapevamo, non abbiamo mai sospettato per un secondo che Enzo si fosse macchiato di quelle orribili nefandezze». Si dispongono in cerchio, consci di dover superare insieme il trauma per una vicenda ancora tutta da chiarire. Uno dopo l'altro si alternano per prendere parola, ricordano il loro «dolce e buono prof» tra i singhiozzi, senza temere di mostrare una debolezza davanti ai compagni di scuola.

«DOLCE PROF»
«Ogni volta che venivo a scuola, ti incontravo, dolce prof, accerchiato da tutti i ragazzi, perché da te venivano a chiedere spiegazioni, perché tu eri l'unico capace di rendere la matematica un gioco, un divertimento, un amore, una passione... I ragazzi non ti dimenticheranno mai, le soluzioni ai problemi gliele hai insegnate tu... Per noi sei un altro angelo che vola, forse il Paradiso aveva bisogno di te. Ciao dolcissimo prof» le parole di mamma di un ex vichiano, che commuove e fa riflettere. «Quanto possono far male le parole?» dice una mamma. «Io ho avuto l'onore e il piacere di conoscerlo, una persona straordinaria e amorevole, un professore a cui piaceva insegnare e faceva amare la sua materia. Mio figlio aspettava il suo ritorno, gli voleva un gran bene. I suoi studenti erano a lui solidali e aspettavano solo che il loro amato professore di matematica ritornasse al liceo Vico. Ora non tornerà mai più». Ogni dichiarazione è seguita da applausi, per oltre un'ora e mezza ci si alterna nel ricordo. «Lo vedevo affrettarsi nei corridoi con i suoi mucchi di fotocopie infilati tra i volumi di analisi, spettinato e felice. E si fermava sempre, mi stringeva con forza la mano e mi diceva che dovevo essere fiera di un figlio così appassionato, che la fisica era il suo luogo di pace e che dovevo sorridere. Avrei dovuto abbracciarlo perché riempiva le sue lezioni di amore di bellezza di coraggio. E avrei dovuto urlare contro l'infamia orrenda che da mesi hanno reso la sua vita impossibile» dice un altro genitore.

 

I PALAZZI
La gente dai palazzi di fronte si affaccia e filma quella folla coi cellulari. Gli scooter e le automobili rallentano lungo via Salvator Rosa e chiedono «ma che è successo?». «È successo che è morto un uomo innocente, è morto un professore speciale che non dimenticheremo mai» grida tra le lacrime un ragazzino con il ciuffo ribelle. Gli amici lo abbracciano, scostandolo dalle auto che intanto hanno ripreso la loro corsa verso un sabato sera di divertimento e gioia. Emozioni che questi ragazzi sembra che non proveranno più. È un trauma terribile il loro, e alcuni genitori, consci del momento di grossa fragilità che stanno vivendo, li abbracciano e consolano come possono. La comunità «vicinanza» si è fatta sentire e vedere ieri sera. E promettono di continuare a farlo anche nei prossimi giorni, con iniziative da programmare coi docenti perché la verità sul professor Auricchio deve venire fuori. «Lotteremo per te, la tua onorabilità deve tornare limpida. Chi ha costruito questo castello di bugie dovrà emergere. Mi auguro che chi ha istigato al suicidio il nostro prof, paghi».
IL SILENZIO
La dirigente del liceo «Vico» Clotilde Paisio stacca il cellulare a ogni chiamata. Alza un muro, preferendo il silenzio a un breve commento dopo la tragica morte del suo professore. «Che brutta cosa» si limita a dire Luisa Franzese, direttore dell'Ufficio Scolastico regionale della Campania che l'altro ieri aveva inviato gli ispettori al «Vico».
Il ricordo del «prof gentile e buono» è così affidato ai colleghi, che si scambiano messaggi e chiamate non appena vengono a sapere del suicidio. «Una tragedia... Un uomo buono, amato da tutti» commenta un collega del liceo di via Salvator Rosa che hanno pensato di scrivere un documento comune per ribadire da che parte stanno.
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