Progetto Bagnoli, sul tavolo trentasei idee per la rinascita

Progetto Bagnoli, sul tavolo trentasei idee per la rinascita
di Luigi Roano
Giovedì 9 Gennaio 2020, 07:53 - Ultimo agg. 14:46
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La sfida lanciata da Invitalia - il soggetto attuatore - del concorso internazionale di idee per disegnare la nuova Bagnoli non è stata vinta al cento per cento, ma nemmeno persa. Lo spauracchio - come accaduto per la vendita dei suoli - che il bando andasse deserto non si è palesato. Sono state presentate 36 candidature di raggruppamenti di studi di architettura, a cui fanno capo oltre 160 studi, 40 dei quali internazionali. Se si considera che il termine di scadenza è stato prorogato al 7 gennaio, non è che il mercato degli studi di progettazione, soprattutto internazionale, abbia mostrato chissà quale entusiasmo. Malgrado il bando sia stato portato in tour a Milano addirittura prima che a Napoli, la partecipazione poteva e doveva essere più massiccia vista la location e il valore simbolico dell'area ex Italsider. La sensazione è che i buoni uffici dell'amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, a capo di una società che ha in mano il futuro dell'Italia intera e non solo quello di Bagnoli, abbia spinto un po' di progettisti a scommettere le fiches anche su Bagnoli. Cosa che non ha fatto nemmeno la Regione atteso che le linee guida del Piano di rigenerazione urbana si è ben guardata dal firmarle. Infatti sullo sfondo restano le critiche e i malumori della classe imprenditoriale napoletana - a iniziare dall'Acen - e delle associazioni di categoria che avevano chiesto al ministro Provenzano di fermare il bando e fare una riflessione tutti assieme ascoltando il territorio. Un tema molto sentito anche allo storico Circolo Ilva - che è al centro dell'area da ridisegnare in via Coroglio - dove domani saranno presentate e discusse le idee progetto prodotte a seguito del bando di Invitalia. Vale a dire progetti di gente del posto.

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IL BANDO
In questo contesto Arcuri difende il lavoro di Invitalia anche in maniera polemica. «La risposta che è arrivata dagli studi di architettura è assai confortante e conferma la centralità strategica del risanamento di Bagnoli. Una centralità - spiega Arcuri - che può davvero contribuire a scrivere una pagina nuova nelle politiche di sviluppo non solo di Napoli e della Campania ma dell'intero Mezzogiorno». Per Arcuri «la forte partecipazione al concorso internazionale di idee dimostra che, al di là delle sterili e solite polemiche delle ultime settimane, serve sempre la pazienza di aspettare che a parlare siano i fatti». Solo a settembre - tuttavia - si saprà lo studio scelto, fino ad allora ci saranno altre selezioni. Sarà poi una commissione esterna, composta da esperti indicati da Regione, Comune, Mibact/Sovrintendenza, Invitalia e Consiglio nazionale degli Architetti a scegliere il vincitore. Il buffo della situazione è che si chiede alla Regione di nominare un esperto quando l'ente di Santa Lucia non ha riconosciuto valide nemmeno le linee guida del Piano. Bruno Discepolo, assessore all'Urbanistica della Regione, è abbastanza critico: «Non mi sembra che il bando, al quale ha partecipato un numero esiguo di progettisti, risolva i problemi di Bagnoli. Per due ordini di motivi». Per Discepolo «il primo è che chi vince il bando produrrà il masterplan ma non la progettazione esecutiva che Invitalia si tiene per sé, potrà al massimo progettare il parco verde e quindi c'è uno squilibrio grosso nel bando stesso». In secondo luogo l'assessore insiste sul tema più scottante: «Non si capisce in che modo e se sarà possibile che dal territorio arrivino contributi. Qui nessuno discute il bando, ma il modo in cui è stato fatto. Ancora una volta c'è un cortocircuito provocato da Invitalia, noi della Regione non siamo mai stati consultati».
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