Sanità, progetto contro le babygang:
«Si riparte dalla comunità educante»

Sanità, progetto contro le babygang: «Si riparte dalla comunità educante»
di Paola Marano
Venerdì 9 Febbraio 2018, 17:16 - Ultimo agg. 20:06
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«Un progetto sperimentale, che per la prima volta prova a puntare sul medio periodo e non sulle azioni a breve che spesso non servono a niente. In realtà non si tratta proprio di partire dalla scuola ma dalla comunità educante». Ivo Poggiani, presidente della terza Municipalità, delinea così i tratti del ‘Progetto Sanità’, annunciato dal ministro Marco Minniti, e ufficializzato ieri al termine del comitato interistituzionale sul fenomeno della violenza giovanile con il Prefetto di Napoli Carmela Pagano come una delle misure di contrasto contro l’allarme babygang.
 

Il progetto apripista, che secondo i tempi dettati dalla Prefettura partirà a giugno 2018, prevederà la presa in carico di 400- 500 ragazzi l’anno con percorsi specializzati e la possibilità per gli educatori educatori, i famosi “maestri di strada”, di entrare anche nelle scuole e dialogare con i professori.

L’obiettivo – spiega Poggiani –  «è far seguire percorsi anche il pomeriggio attraverso iniziativa di cultura, arte, spettacolo,  sport, inclusione sociale, accompagnando i ragazzi almeno al triennio professionalizzante, per dargli un’opportunità reale di formazione lavorativa».

Un intervento, che trova nel quartiere Sanità un incubatore, e che potrebbe essere da spunto per la creazione di un modello replicabile anche in altri contesti.  «E’ tutto modellizzabile se si coinvolge la rete territoriale e dei quartieri – continua il presidente della Municipalità -  come istituzione per la prima volta rispetto al passato riusciamo ad accompagnare un po’ di più questi processi».

Più scettico nei confronti dell’iniziativa annunciata è invece padre Alex Zanotelli, il prete comboniano da anni missionario nel quartiere napoletano, che accende i riflettori sui numeri dell’abbandono scolastico del territorio: “Non è concepibile che il Caracciolo – evidenzia -  l’unico istituto presente nel Rione, l’anno scorso ha perso il 50% dei propri studenti e che nel primo biennio il 74% degli alunni sia stato bocciato. Questo vuol dire che non c’è un impegno sufficiente da parte dello Stato che deve davvero investire in professori preparati per questi luoghi”.

Il timore del prete è che le risorse vengano distribuite tra le varie associazioni, senza l’implementazione di un vero piano strutturale nelle scuole. “Finora abbiamo visto solo parole – prosegue - sappiamo che stanno arrivando dei soldi, ma noi abbiamo molta paura che verranno distribuiti tra le varie associazioni. Non chiediamo questo, noi chiediamo un intervento strutturale nella scuola”.
 
 
 
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