Il successo di Puok: Super Santos, cozze, spighe ​e sigarette

Il successo di Puok: Super Santos, cozze, spighe e sigarette
di Antonio Menna
Mercoledì 5 Luglio 2017, 10:35 - Ultimo agg. 22:02
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Super Santos, cozze, spighe e sigarette di contrabbando. Li mette in fila così, i quattro punti cardinali della sua estate napoletana, Egidio Cerrone. Detto con nome e cognome, chi lo conosce? Ma basta citare il suo nick di battaglia sul web per ricordare quel faccione rosso e divertito e la carrellata di fritti, panini, piatti della tradizione napoletana che ogni giorno, Puok e med, il più celebre food blogger napoletano, mette sotto il naso dei suoi 200mila follower, che lo seguono. Mi piaceva la reazione degli amici ai miei racconti culinari. Il loro luccichio negli occhi. A un certo punto gli amici erano finiti, e ho iniziato ad affacciarmi su una piazza con molte più persone. È nato il blog Le avventure culinarie di Puok e med, la pagina Facebook, un seguitissimo profilo Instagram, e una vera, numerosa, comunità di sostenitori.

E oggi la gente che ti riconosce per strada.
«Chi mi ferma lo fa per ammirazione e non per fama. Vedono in me un punto di riferimento, un ragazzo che dal niente ha costruito qualcosa di importante. Essere un simbolo per tanti altri ragazzi è meraviglioso. Per cui la vivo bene, non mi nego a nessuno, abbraccio e ringrazio, e ho sempre un sorriso».
Come ci si arriva?
«In un mondo saturo e veloce, dove tutto passa quasi sempre inosservato, devi avere la capacità di fermare le persone, e trasmettergli la tua identità e i tuoi valori, e se questi fanno la differenza, piano piano puoi costruire tantissimo».
Come ti sei accorto di avere questa capacità?
«Ho sempre riempito la testa dei miei amici di storie sul cibo e ho sempre contaminato, anche con loro, le mie storie con tutto quello che mi piace: il cinema, le serie tv, i trequartisti degli anni 90, la musica popolare. Egidio è questo, Puok e med è questo».
Come nasce il tuo amore per il cibo?
«Nelle cucine delle mie nonne, Assunta e Vincenza. Entrambe mi hanno trasmesso in maniera assolutamente diversa l'amore per la cucina. Mia nonna Assunta collegava al cibo il sentimento della felicità».
In che senso?
«Preparava il ruoto di pollo al forno con le patate col pensiero di rendermi felice, e questa connessione cibo-felicità è quella che oggi cerco nei miei racconti: quel pollo con le patate era già buonissimo, ma il perchè lo faceva lo rendeva buonissimissimo».
E l'altra nonna?
«Mia nonna Vincenza invece collegava al cibo il sentimento della famiglia. Per lei cucinare era fare insieme il pane, era fare insieme le passate di pomodoro, era preparare il pranzo della domenica con le nuore o le figlie, era cuocere le polpette quando iniziavano ad arrivare i nipoti che le appizzavano forchette alla mano».
Quali erano i luoghi di questa famiglia?
«Innanzitutto, Pianura, il quartiere in cui sono cresciuto».
Uno di quelli difficili?
«Bistrattato da tutti ma io ci sono stato una bellezza. Poi Formia, mia nonna Vincenza con le pantofole, un secchio pieno di cozze che lei puliva dopo che noi le avevamo fatte la mattina vicino agli scogli. O il balcone di mia nonna Assunta quando passava il treruote con le spighe bollite».
Odori che ti riportano indietro.
«Ce ne sono anche altri. La cipolla nel ruoto con le patate e le polpette che friggono».
È cambiato il modo di vivere l'estate a Napoli?
«Prima sembrava una città che a un certo punto staccava un po' la spina. Oggi la vedo più tesa e nevrotica».
Più agitata?
«Per farti capire meglio: anche prima magari avevamo 2 settimane di ferie, ma il mood estivo sembrava durare 3 mesi. Ora quel mood estivo quasi non lo sento più».
Anche perché nel frattempo sei diventato un imprenditore. Dal virtuale al reale: esci dal blog e apri uno store di panini. Com'è andata?
«Benissimo. Puok dopo solo un anno è un brand di altissimo livello. E questo perchè non è stato soltanto mettere un nome su un'attività e sfruttare la fama di Puok e med. È stata un'evoluzione: sperimentazione, lavoro durissimo, e passione».
Quali difficoltà e quali vantaggi nel fare questa esperienza di impresa a Napoli? 
«Il vantaggio era l'indotto iniziale. I primi clienti erano ovviamente tutti fan di Puok e med, che è un prodotto napoletano».
La difficoltà?
«È stato difficile far capire alle persone cosa era Puok. Ma anche una nuova sfida, che oggi sento che sto vincendo. Il 6 giugno al nostro anniversario c'era una fila di persone che erano lì per accaparrarsi uno dei 7 panini del mese che tornavano, panini che come tutti quelli nel nostro menù non sono modificabili, perchè noi intendiamo il panino come un piatto, come proposta gastronomica».
Se fossi nato a Milano?
«Egidio o Puok? Se Egidio fosse nato a Milano oggi non era Puok e med». 
Chi è Egidio e chi è Puok, a questo punto?
«Non c'è differenza. Puok non è altro che Egidio che ha trovato una forma per esprimersi. Puok è esattamente me. Il mio percorso è una continua ricerca di espressione. Tra un ragazzo qualunque, il blogger e l'imprenditore, questo è il filo conduttore».
Una dieta mai?
«Sì, un paio di volte».
Che è successo?
«Non è che se mi metto a dieta succede il finimondo, anzi ti racconto le emozioni di un piatto con ancora più trasporto, pecchè me ven' fame pure a me».
In tempi di ossessione per la forma fisica, tu proponi un rapporto giocoso e libero col cibo, senza badare alle calorie. 
«Io non farei l'errore di collegare Puok e med a chili o calorie. Puok e med non parla di mangiare assai, parla di assai emozioni che puoi provare mangiando determinate cose. Io mangio al massimo un panino e una pizza e mezza di cui mezza è una marinara. Non mangio porcate food porn, non le vendo nemmeno, vendo i ricordi di nonna Assunta e nonna Vincenza».
Da ragazzino che sogno avevi?
«Fare grandi cose». 
Un nuovo sogno che proverai a realizzare.
«Avere un'azienda enorme fatta di persone che credono nei miei valori, e avere anche il tempo libero di giocare alla Play Station con i miei nipoti e vederli mollare i joystick quando la loro nonna dice che è pronto».
Pensi più al futuro o al passato?
«Penso a portare il passato nel futuro».
Una definizione per descriverti. Una parola sola (non dire puok). 
«Magico».

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