«Purtroppo devo emigrare»,
il tragico destino di Salvatore

«Purtroppo devo emigrare», il tragico destino di Salvatore
di Francesca Raspavolo
Venerdì 5 Aprile 2019, 12:20
3 Minuti di Lettura
Saranno l'autopsia e l'inchiesta condotta dai magistrati della Procura di Milano a chiarire le cause della morte di Salvatore Borriello e Salvatore Palumbo, i due operai di Torre del Greco e Ercolano rimasti uccisi mercoledì mattina in un incidente sul lavoro in un cantiere di Pieve Emanuele, a pochi chilometri dal capoluogo lombardo.

LE INDAGINI
A tre giorni dalla disgrazia, i magistrati meneghini stanno indagando per stabilire se ci siano responsabili per le due morti bianche, e con l'obiettivo di arrivare alla verità hanno ordinato l'autopsia sul corpo degli operai napoletani e avviato i rilievi all'interno del cantiere. Stando a una prima ricostruzione, una gru ha improvvisamente e inspiegabilmente perso il suo carico: una lastra di metallo è improvvisamente piovuta giù dal mezzo pesante, investendo tre lavoratori del turno mattutino. Per Salvatore Borriello e Salvatore Palumbo non c'è stato nulla da fare. Una volta effettuati gli esami medico-legali, le salme degli operai potranno essere restituite alle famiglie: un viaggio straziante, da Milano a Torre del Greco e Ercolano, per l'ultimo saluto.

IL DOLORE
Torre del Greco è sotto choc per la drammatica scomparsa di Salvatore Borriello. Soprannominato affettuosamente «Tore paperino», 47 anni, sposato e padre di tre figli, l'operaio era partito dalla sua città giusto il giorno prima di morire. «Non riesco a trovare fortuna qua, purtroppo devo emigrare - aveva raccontato Tore alla sua famiglia -. A malincuore me ne devo andare, mi devo trasferire a Milano». Appena un turno in cantiere, poche ore di lavoro in quel luogo dove già due anni fa un operaio era rimasto ucciso. Il destino, beffardo, si è accanito contro di lui. «Una maledizione - piangono gli amici - Salvatore è stato sfortunatissimo, la vita gli aveva portato via la madre da giovanissimo. Ora era lontano da casa, dalla moglie, dai figli, quella famiglia che tanto amava e per la quale si faceva in quattro». Un dolore identico a quello dei parenti e degli amici di Salvatore Palumbo, 55 anni, nato e cresciuto nella vicina Ercolano. «Era un uomo buono e un operaio instancabile, si è sempre sacrificato per non far mancare nulla ai suoi. Non meritava di morire così, di morire di lavoro», piangono i familiari.

I sindaci di Ercolano e Torre del Greco si sono stretti alle famiglie Borriello e Palumbo, chiedendo giustizia. «Una sorte drammatica, due vittime, non ci sono parole dinanzi a questi episodi, resta solo il dolore - commenta Ciro Buonajuto -. A nome dell'intera città di Ercolano rappresento la vicinanza di tutta la nostra comunità alle famiglie dei due lavoratori». Stesse emozioni per Giovanni Palomba. «Due vite spezzate in un solo istante e due città che si sono svegliate con la morte nel cuore. Ma non si può, nel 2019, continuare a morire così. Non si può - la rabbia del primo cittadino di Torre del Greco -. Ancora solidarietà e rispetto per le famiglie Borriello e Palumbo».
 
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