Agguato ai Quartieri Spagnoli, brindisi dopo i raid: «Siamo i padroni di questi vicoli»

Agguato ai Quartieri Spagnoli, brindisi dopo i raid: «Siamo i padroni di questi vicoli»
di Leandro Del Gaudio
Domenica 8 Agosto 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:39
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Sparare - «fare bum bum» - alle cinque del pomeriggio a volto scoperto «è più bello ancora». Parola di killer che non sa di essere intercettato, pronto a colpire in una delle zone più belle e affollate di Napoli. Retroscena delle indagini culminate negli arresti dei presunti responsabili del ferimento di due passanti lo scorso 16 giugno ai Quartieri Spagnoli. Killer o aspiranti tali che hanno festeggiato dopo essere stati rilasciati dalla polizia. Convinti di averla svangata, fiduciosi di averla fatta franca, hanno brindato a champagne, lì nella piazzetta del Rosario. «Non ci hanno presi, non tenevano niente in mano - è questo il ragionamento -, tutti ci devono guardare in faccia». Non sapevano che quel passaggio in polizia era solo il primo step di un’indagine giunta ieri a un punto decisivo. Non sapevamo che il loro agguato era stato interamente filmato, che i loro indumenti erano stati raffrontati con quelli delle immagini delle videocamere e che contro di loro c’erano intercettazioni e testimonianze dei rivali di sempre. Sono questi i punti che hanno spinto il gip Miranda a firmare gli arresti di Francesco Cannola, Giuseppe Basile, Carmine Nocerino, ritenuti responsabili del ferimento dell’artista Enrico De Maio e del muratore Vincenzo Vaccaro, entrambi passanti ed estranei alle dinamiche criminali, quindi feriti per errore. I tre elementi sono stati arrestati in concorso con il minore G.M., a sua volta ritenuti responsabile materiale dell’esplosione dei colpi di arma da fuoco. Fanno parte di un gruppo legato ai Verrano, puntavano a uccidere un uomo dei Valentinelli, in una faida criminale che ha fatto registrare un momento clou nel 2017, quando venne ucciso Gennaro Verrano (omicidio interamente filmato da un video), a sua volta padre di Francesco (checco lecco), killer della paranza dei bambini.

Nella stessa indagine, ma per un altro episodio criminale, finiscono agli arresti Massimo Valentinelli, fratello dell’uomo ucciso, che avrebbe esploso dei colpi di pistola contro una donna affacciata al balcone, indicandola come parente dei Valentinelli (vicenda che vede ai domiciliari, per un ruolo più defilato anche Mario Marotta).

Inchiesta condotta dalla Dda di Napoli, decisivo il lavoro della mobile, guidata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, che ha messo a frutto immagini, testimonianze e intercettazioni. Sentiamo cosa dice Giuseppe Basile, al fratello Ciro, nel giorno in cui è previsto l’omicidio di tale Giuseppe Postiglione (ovviamente parte lesa in questa storia), in un’azione che deve essere violenta, efferata e plateale, perché deve portare a termine una vendetta per il delitto Verrano del 2017. Ecco la sintesi dell’intercettazione: «... di qui a poco a volto scoperto… di pomeriggio, bisogna fare proprio bordello...», perché la gente deve pensare che gli autori del gesto «non stanno bene con la testa». Ma non è finita.

Video

Ecco cosa racconta nel corso della conversazione intercettata, a proposito della necessità di vendicare un affronto: «Ieri sono passati dieci motorini, fratello, bum bum io ora vado a fare nella Pignasecca, poi alle cinque del pomeriggio è più bello ancora». Una saga criminale che va avanti da tempo, tra odio atavico, lutti irrisolti, stese e scontri per fatti di droga. C’è un altro episodio messo a fuoco dalla Mobile e riguarda l’agguato dello scorso 31 marzo. Spari contro una donna affacciata al balcone. La chiamano “brioche”, ed è parte offesa in questa storia. È stata presa di mira perché parente dei Valentinelli. A sparare sarebbe stato Massimiliano Verrano (difeso dal penalista Roberto Saccomanno, ha sempre negato di essere il capo di un gruppo camorristico), che sarebbe stato protagonista anche di altre intimidazioni. Lo racconta una donna, che avrebbe subìto un’aggressione al cimitero di Poggioreale. «Mi ha aggredito, la moglie aveva una pistola nella borsa, eravamo al cimitero e mi ha aggredito».

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