Quarto. Il sindaco toglie il campo alla società anticlan e il figlio del boss torna in campo

Quarto. Il sindaco toglie il campo alla società anticlan e il figlio del boss torna in campo
di Daniela De Crescenzo
Venerdì 8 Gennaio 2016, 10:34 - Ultimo agg. 10:37
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A Quarto le chiamano «Vecchie glorie», sono i campioni della squadra di calcio che nella stagione 2006-2007 trionfò nel campionato di Eccellenza. Sono tornate in campo il 24 dicembre nel triangolare organizzato allo stadio Giarrusso per battersi contro il Quartograd e il Quarto puntozero nel tripudio generale. A gioire sugli spalti, sul campo di gioco e sulla sua pagina Facebook c'è anche Sabbatino Paragliola, il figlio del vecchio patron della squadra.
Niente di strano. Se non fosse che il papà del giovanotto è al momento detenuto nelle patrie galere. Se non fosse che la squadra era stata sequestrata. E che lui è tornato sugli spalti dopo una lunga polemica che rischia di costare la poltrona al primo sindaco dei Cinque Stelle in Campania, Rosa Capuozzo, la quale aveva deciso di gestire in proprio la struttura. Roba da poco in una città che ha visto sciogliere il consiglio comunale due volte negli ultimi quindici anni per infiltrazioni camorristiche e che raramente è riuscita ad eleggere un sindaco che durasse un'intera consiliatura. Roba da poco anche quando in Tv appare l'allora aspirante sindaco accompagnata dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e dal presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, Roberto Fico, mentre gira la città con alle spalle Davide, bravo ragazzo, per carità, ma fratello e socio di un imprenditore edile, il cui nome compare nelle carte dell'inchiesta «Polvere» del 2011 per aver favorito il clan Polverino.


INTERVISTA A LUIGI CUOMO


Tutto normale, a Quarto gira così. E c'è da meravigliarsi se su Facebook il post di Sabbatino Paragliola ha aperto un dibattito in cui il papà detenuto viene osannato, omaggiato, glorificato? Magari qualche perplessità nella cittadella a Cinque Stelle potrebbe anche spuntare. Ma no, il sindaco è tranquillo e spiega ironica: «Adesso è il Comune che gestisce lo stadio, sono contenta che sia tornato ad essere di tutti e scriveremo fuori allo stadio di lasciare il casellario giudiziario».

Ma Paragliola ha poca voglia di scherzare e posta sul social network: «Sono stato felicissimo di aver rivisto tutti voi, insieme ai dirigenti, il mister, .... Era una grande famiglia, anzi la seconda famiglia di mio padre cioè il presidente Castrese Paragliola, che porta ancora tutti voi nel cuore...!!!». Dalla galera, ovviamente, dove dovrà restare a lungo visto che ad aprile dello scorso anno è stato condannato a dieci anni dopo essere stato coinvolto nell'inchiesta «Polvere» che si è occupata dell'influenza del clan Polverino sullo sviluppo edilizio della città. Ma quello che brucia alla famiglia è soprattutto la confisca della squadra del cuore.

Adesso lasciare il campo le vecchie glorie rischia di costare caro al sindaco e alla sua giunta. Ma che volete che conti un'amministrazione comunale quando in ballo c'è la squadra del cuore? Poco o niente e infatti Paragliola inneggia su Facebook alla «vera squadra del Quarto, l'A.s.d. Quarto, professionisti seri, uomini con le palle, che ci hanno fatto sognare e vivere momenti indimenticabili, coloro che hanno scritto la vera storia del Calcio a Quarto».
La vera storia, perché l'altra, è stata scritta da un'altra squadra: quella della legalità. Era successo che un magistrato coraggioso, Antonello Ardituro, non si era limitato a sequestrare la compagine, ma aveva cercato di farla rivivere affidandola alla gestione del presidente dell'associazione antiracket di Pianura, Luigi Cuomo. Per tre anni l'impresa era andata avanti tra un atto intimidatorio e una minaccia, un attentato e una corsa a ripianare i debiti. Poi era stata messa in liquidazione. E chi aveva firmato il certificato di morte? Il sindaco Rosa Capuozzo che non aveva accettato transazioni rispetto al debito, 12 mila euro, accumulato per il mancato pagamento del fitto dello stadio. Un atto che è poi finito nel mirino della magistratura: sarebbe stato il primo degli eletti tra i grillini, Giovanni De Robbio, a intervenire sulle sorti dello stadio chiedendo che andasse a un imprenditore e minacciando il sindaco di rendere altrimenti nota la vicenda di un abuso edilizio. Minacce che volano anche sui sociale e che coinvolgono pure un consigliere dell'opposizione. Cronaca di questi giorni.
Roba da poco, dicevamo, anche se De Robbio intercettato sembra promettere lo stadio a un altro imprenditore molto discusso, Alfonso Cesarano, impresario di pompe funebri e organizzatore di eventi mortuari: uno per tutti il funerale del boss Casamonica.

Roba da poco soprattutto perché gli affari veri a Quarto sono quelli del cemento. E quindi tutto ruota attorno al piano regolatore, il cosiddetto Puc. Il ministro Rosanna Cancellieri spiega nel 2013 nel decreto di scioglimento del Comune: «I consistenti aspetti economici legati al settore immobiliare hanno suscitato l'interesse e le ingerenze dell'organizzazione criminale che opera in quel territorio sull'attività dell'amministrazione locale, circostanza che, già nel 1992, aveva portato allo scioglimento del consiglio comunale». La Cancellieri parla di una sostanziale continuità delle amministrazioni che si sono susseguite dopo il primo scioglimento. Forse anche per questo, oltre che per l'esclusione delle liste del centrodestra e del centrosinistra per errori nella presentazione delle liste, i cittadini di Quarto avevano deciso di girare pagina e avevano puntato sui Cinque Stelle. E che avranno pensato quando si sono accorti che a festeggiare la vittoria con il sindaco c'era anche il rampollo di una delle maggiori imprese edili, coinvolto in un'inchiesta giudiziaria? Forse niente, forse si saranno semplicemente rassegnati.
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