QUEL TEMPO SPRECATO UNA ZAVORRA PER TUTTI

di ​Vittorio del Tufo
Venerdì 12 Febbraio 2016, 13:23 - Ultimo agg. 15:43
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La sveglia, per il Comune, suonò il 29 dicembre 2011. Allo scandalo degli immobili di pregio ceduti in locazione a prezzo stracciato - scandalo ereditato dal passato - gli uomini di Palazzo San Giacomo decisero di dare una risposta forte e, soprattutto, rapida. Quel giorno la giunta guidata da De Magistris si riunì e stabilì, con delibera, di «ridefinire le clausole contrattuali» e di «ricondurre i canoni di locazione al giusto valore di mercato». Subito, senza perdere più tempo. Perché di tempo, in passato, se n'era già perso troppo. Il Comune, dunque, sapeva tutto. E mise nero su bianco: «Occorrono scelte immediate». Più di quattro anni dopo, siamo in piena Affittopoli.

Se la sveglia suonò - e suonò - quell'allarme rimase inascoltato. Perché quattro anni, un mese e quattordici giorni dopo stiamo ancora qui a parlare di affitti praticamente regalati, di case con vista mare cedute a 24 euro al mese e della necessità di adeguare i canoni degli immobili di pregio ai valori di mercato. Interventi immediati venivano disposti ieri (con delibera), interventi immediati vengono promessi e annunciati oggi, mentre i fitti passivi e i canoni non riscossi continuano a pesare come una zavorra sulle tasche di Palazzo San Giacomo e sulle nostre.

La consapevolezza dell'emergenza, nel dicembre del 2011, era già lì, davanti a tutti. Tanto è vero che la giunta decise di intervenire con urgenza per raddrizzare la barca, dopo anni di cattiva gestione del patrimonio immobiliare, estirpando non solo la malapianta dei canoni a prezzi stracciati, ma affondando il bisturi sullo sconcio dei comodati d'uso gratuito ai partiti, alle associazioni, o comunque (è scritto ancora nella delibera del 2011) «a soggetti od organismi esterni all'amministrazione». La necessità di «ridefinire le clausole contrattuali» fu messa nero su bianco: se, oltre quattro anni dopo, stiamo ancora qui a parlarne vuol dire, evidentemente, che qualcosa non ha funzionato nelle procedure di recupero.

La materia è complessa, certo, e recuperare il tempo perduto richiede tempo e dispendio di forze. Richiede, forse, anche qualche sacrificio politico: la capacità, cioè, di assumere decisioni impopolari, se occorre. Ma l'inadeguatezza della risposta, di fronte a uno scandalo che quattro anni fa era già sotto gli occhi di tutti, autorizza a parlare di inefficienza amministrativa e di responsabilità politiche, prima ancora che erariali. All'evidenza raggelante dei numeri, dei dati, delle occasioni sprecate, degli allarmi sottovalutati e delle delibere dimenticate sarebbe preferibile rispondere con i fatti, anziché con le accuse di «titolite» lanciate ai giornali che sollevano la questione. 
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