Camorra a Napoli, 125 sotto racket. E una donna si rivolge al boss per farsi pagare gli stipendi arretrati dal datore di lavoro

Camorra a Napoli, 125 sotto racket. E una donna si rivolge al boss per farsi pagare gli stipendi arretrati dal datore di lavoro
di Leandro Del Gaudio
Domenica 2 Agosto 2020, 10:00 - Ultimo agg. 12:21
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È tornato di moda. Almeno dal 2016, è tornato con tutto il suo carico di dolore il «racket estorsivo parassitario», come non si vedeva da anni, come non avveniva da tempo. Triste fotografia quella scattata su un pezzo di area metropolitana, tra Capodichino e Secondigliano, secondo quanto emerge da una informativa di polizia giudiziaria agli atti della maxiretata contro i boss della Vinella grassi. Ridotto il volume di affari delle piazze di spaccio, grazie a centinaia di sequestri e condanne negli ultimi dieci anni, torna a farsi vivo il racket vecchia maniera, quello porta a porta. Ed è così che sono decine gli esercizi commerciali finiti nella trama «oppressiva» e «parassitaria» del Lotto g, quello che fa capo al boss in erba Angrisano, ultimo prodotto di quel sistema criminale chiamato «Vinella grassi» (i «girati» di via della Vanella grassi).
 
Decine di arresti, al termine delle indagini condotte dai pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, sono migliaia le pagine frutto del lavoro di carabinieri e polizia contro le ultime evoluzioni criminali nella zona. Piazza Di Vittorio, via Vittorio Emanuele III, a leggere le carte della Dda qui pagano tutti. Si va dalle 150 alle 500 euro, con la solita formula: «Finora non hai pagato niente, cosa dobbiamo dire? Che non vuoi dare una mano agli amici del Lotto G? (leggi Spera-Angrisano)». Ed è così che nelle carte della Dda di Napoli, spuntano nomi di tabaccai, di negozi di detersivi, di ferramenta, di edicole di giornali, titolari di agenzie di viaggio, bibitari e panettieri, finanche una ditta di agenzia di vigilanti che quotidianamente accudisce il passaggio di valori nelle poste della zona. Tutti finiti al centro del pressing estorsivo, quello recente, quello «parassitario», per non parlare dei 120 commercianti ambulanti taglieggiati per pochi euro per esporre nel mercatino rionale.
 

 

Ma torniamo al blitz contro le piazze di spaccio, torniamo alla storia della droga. Una saga criminale di quindici anni, ricostruita attraverso tre saghe, che ruota attorno alla figura di Salvatore Petriccione, il totem identitario nel quale si riconoscono i nuovi affiliati, che - calendario alla mano - sanno che la sua scarcerazione è abbastanza prossima. Altra storia rispetto ai Mennetta, Magnetti e Accurso, a loro volta alle prese con condanne all'ergastolo, quindi «lontani dal cuore» di chi è in strada a spacciare o deve quotidianamente provvedere alle rimesse per le famiglie di detenuti. Ed è in questo scenario che entrano in gioco alleanze inedite, come quella tra il gruppo di «girati» della Vinella grassi con il boss Grimaldi jr di rione Berlingieri. Figlio di un boss ucciso nel 2007, sulla panchina del Berlingieri dove controllava la sua piazza di spaccio, scende in campo Vincenzo Grimaldi che, almeno fino agli arresti di un mese fa, era in grado di dettare legge nella sua zona di competenza.
 

Non solo per fatti di droga. Tanto che gli inquirenti intercettano una conversazione di una giovane donna, al cospetto del presunto capoclan emergente. Parla una non meglio identificata Valentina che si rivolge al boss, per avere giustizia. Già, proprio così: giustizia. Eccola, Valentina mentre lascia l'abitazione del boss in erba gonfia di speranza e di soddisfazione, dal momento che ha ottenuto un suo intervento in una controversia nata con il suo datore di lavoro. In sintesi, il boss ha garantito un suo intervento («mando i miei uomini») presso il datore di lavoro di Valentina, per ritirare le spettanze dovute dopo due anni e mezzo di lavoro. Non siamo medioevo, ma appena alcuni mesi fa, prima della retata che ha colpito i nuovi equilibri nel sistema del traffico di spaccio di droga e nel racket delle estorsioni. Tre faide, tre guerre sanguinarie, poi gli equilibri sempre più fragili, all'insegna della polverizzazione dei gruppetti criminali. Sulla carta sono in tanti, mentre quando si parla di circuiti del narcotraffico le cose funzionano sempre allo stesso modo. Ad assicurare i grandi traffici, ci ha pensato in questi anni il boss di Dubai Raffaele Imperiale, latitante d'oro nella capitale degli Emirati, mentre sul territorio i grandi stock di droga si fermano alle porte di Napoli. È il capitolo delle indagini che ha investito anche una ragazza minorenne, messa a controllare il deposito di «lavorazione e stoccaggio» in via San Matteo ad Afragola. Una babyvedetta, una insospettabile, mentre cocaina, hashish e la maledetta «amnesia» (quella dello sballo del sabato sera) hanno inondato Napoli, grazie a vecchi e nuovi boss sopravvissuti a tre faide di camorra.
 

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