Racket del caro estinto, la retata
dopo 24 mesi di bombe e ricatti

Racket del caro estinto, la retata dopo 24 mesi di bombe e ricatti
di Marco Di Caterino
Giovedì 4 Aprile 2019, 10:25
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Bombe alle pompe funebri. Cavalli di ritorno, e poi estorsioni a commercianti e titolari di attività produttive. I carabinieri arrestano otto elementi del clan Moccia, la cui frenetica attività criminale ha contrassegnato gli anni tra il 2013 2014. Ventiquattro mesi segnati da fuoco delle pistole, dal tritolo dei bombaroli e dal terrore delle vittime. Anni che hanno messo in ginocchio le attività commerciali e produttive di due città, Afragola e Casoria, circa 140 mila abitanti insieme, finite come non mai sotto l'asfissiante mantello di gruppi orbitanti della galassia criminale del clan Moccia, che nonostante i proclami di arretramento, per la Dda di Napoli è più vivo e compartecipe che mai.

L'ORDINANZA
Ieri mattina all'alba è scattata la retata. Le manette sono scattate per Raffaele Aversano, 45 anni, Raffaele Bencivenga, 54 anni, per suo fratello Mauro, 50 anni , Giuseppe Beviliacqua, 29 anni, Giustino De Rosa, 58 anni, Davide Ferrara, 38 anni, tutti residenti a Casoria, mentre ad Afragola sono stati arrestati Tommaso Castaldo, 26 anni, e Dario Piscitelli, 46 anni. Per il solo Mauro Bencivenga, i carabinieri della compagnia di Casoria diretta dal capitano Francesco Filippo, l'ordinanza di custodia cautelare in carcere (disposta dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta dalla direzione distrettuale anti mafia partenopea) per concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso, l'hanno eseguita presso la casa circondariale di Poggioreale dove l'uomo è attualmente detenuto per un altro procedimento. Nella stessa ordinanza, nella quale i pm della Dda avevano chiesto misure cautelari di vario grado per ventisette persone coinvolte a vario titolo nell'affare del cavallo di ritorno e nelle estorsioni classiche con la vessazione delle vittime, c'è un ampio capitolo che riguarda una breve ma cruenta fase di una faida per il caro estinto.

 

IL PROCESSO
I magistrati antimafia hanno notificato a un imprenditore del settore delle onoranze funebri l'avviso di chiusura indagini. Secondo l'accusa l'imprenditore coinvolto sarebbe il mandante di ben due attentati dinamitardi contro le sedi di due ditte concorrenti e anche responsabile di pesanti minacce di morte al titolare di un'azienda di onoranze funebri che aveva appena aperto l'attività ad Acerra. Le indagini, svolte dai carabinieri della compagnia di Casoria erano iniziate nel 2013, dopo che in tutta l'area a nord di Napoli si era registrato un notevole incremento di furti di auto che venivano ritrovate per caso dalle vittime del furto. Contemporaneamente ai furti, si erano verificati anche numerosi raid con colpi di pistola contro le serrande di negozi. Per gli inquirenti tutti questi episodi erano riconducibili al fenomeno estorsivo. Le estorsioni classiche sono sbucate fuori nel corso delle indagini sui fratelli Raffaele e Mauro Bencivenga, all'epoca titolari di un garage in Via San Benedetto, nel cuore del centro storico di Casoria. Quel garage, cosi come hanno evidenziato le indagini supportare da centinaia di ore di intercettazioni ambientali e telefoniche e dalla collaborazione di alcuni pentiti, era il terminale dove finivano le auto rubate. Poi i due fratelli, provvedevano a contattare le vittime per accordarsi sul riscatto.
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