«Racket sui morti Covid a Napoli: cinquemila euro per i funerali»

«Racket sui morti Covid a Napoli: cinquemila euro per i funerali»
di Daniela De Crescenzo
Martedì 5 Gennaio 2021, 07:30
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«Negli ospedali Covid si diffonde sempre di più il racket delle pompe funebri. Le famiglie delle persone decedute non hanno alcun controllo su quello che accade. E per recuperare le ceneri dei loro cari sono costretti a pagare anche cinquemila euro». Antonio lavora nel settore e ha segnalato all'associazione Sos Impresa l'estendersi di un fenomeno che da sempre è stato presente negli ospedali. Il presidente dell'associazione, Luigi Cuomo, sta cercando di vedere chiaro su una vicenda che appare assai inquietante. Ma già nei giorni scorsi i carabinieri hanno svolto una serie di sopralluoghi nei nosocomi, probabilmente senza perdere d'occhio questo settore che, del resto, è tra quelli ad alto rischio di infiltrazione mafiosa: da febbraio 2020 ad oggi la prefettura di Napoli ha colpito dodici ditte con interdittive antimafia. Queste non potrebbero più avere rapporti con la pubblica amministrazione. Ma i cambi di sede e di compagine societarie sono un escamotage molto praticato. A Castellammare le indagini della Dda hanno portato all'arresto di un imprenditore del settore, Alfonso Cesarano, e al sequestro di beni per un valore di più di sette milioni: il processo è in corso. Stessa cosa è accaduta a Marano. E nelle passate settimane, con il Covid, la situazione sarebbe diventata anche peggiore.

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Antonio ha accettato di raccontare al Mattino episodi e circostante che hanno fatto scattare l'allarme. Il suo cognome resta top secret e, visto il contesto, non è difficile capire il perché. Cosa succede quando qualcuno muore in un reparto Covid?
«Partiamo da una premessa: i familiari non sono ammessi nei padiglioni dove si curano i malati di Coronavirus.

Quando avviene un decesso, poi, i corpi devono essere chiusi in appositi sacchi forniti dall'ospedale e consegnati alle onoranze funebri. I parenti, quindi, non hanno alcun controllo».

Perché lei parla di racket?
«Molte famiglie di deceduti all'Ospedale del Mare e al Cardarelli hanno ricevuto la telefonata da infermieri o paramedici che, annunciando il decesso, aggiungevano che l'ospedale avrebbe sbrigato le pratiche legate alla cremazione o alla sepoltura, mettendosi direttamente in contatto con le imprese di pompe funebri, e poi si sono viste recapitare parcelle che superavano i 5000 euro. E a volte non vengono nemmeno restituiti gli oggetti personali. Ricevono solo le urne con le ceneri».

È venuto direttamente a conoscenza di casi specifici?
«Sono stato contattato dal figlio di un avvocato di Boscotrecase deceduto per Covid. Ci mettemmo d'accordo telefonicamente, dopo qualche ora mi richiamò per spiegarmi di essere stato contattato dall'ospedale. Gli avevano detto che avrebbero pensato loro a chiamare la ditta di onoranze funebri. Non so, poi, quanto gli hanno chiesto. In un altro caso venne in ufficio la famiglia di un defunto per il trigesimo e mi raccontò di essere stata chiamata da personale dell'Ospedale del mare che si era accordato con la ditta che avrebbe svolto il servizio».

Lavora da tempo nel settore?
«Da più di dieci anni. E lo ripeto: le difficoltà ci sono sempre state, ma adesso la situazione è peggiorata a causa di scarsi controlli da parte dei familiari su quello che avviene nei reparti».

Quali sono gli ospedali dove si ripetono questi episodi?
«Il Cardarelli, dove tra l'altro il fenomeno non è affatto nuovo, e adesso anche l'Ospedale del Mare dove mi risulta che ci sia stata una lunga battaglia per impossessarsi della sala mortuaria. Io sono a conoscenza di quello che succede in questi due nosocomi, sospetto che possa accadere la stessa cosa anche altrove».

I malati Covid devono essere inceneriti?
«No, i familiari possono decidere come in tutti gli altri casi».

Quanto costa un servizio funebre?
«Tra i 1600 e i tremila euro».

Quanto spendono le famiglie che finiscono nel giro del racket?
«Intorno ai cinquemila euro». 

Perché nessuno denuncia?
«Le famiglie sono generalmente stravolte, chi lavora onestamente ha paura di possibili ritorsioni. Il nostro è un brutto ambiente».

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