Napoli, travolge la sorella ma la famiglia lo difende: «Voleva riportarla a casa»

Napoli, travolge la sorella ma la famiglia lo difende: «Voleva riportarla a casa»
di ​Marco Di Caterino
Domenica 13 Settembre 2020, 23:20 - Ultimo agg. 15 Settembre, 17:46
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CAIVANO. Una cappa scura di odio e rancore è calata sull’assurda tragedia di Maria Paola Gaglione, morta dopo essere stata speronata dalla moto del fratello nella notte tra venerdì e sabato scorso a bordo del suo scooter sul quale c’era anche la compagna Cira Migliore, femmina di nascita ma che si sentiva uomo tanto da farsi chiamare Ciro: tornavano ad Acerra per trascorrere la notte. E i social diventano il terreno di scontro tra le famiglie di Maria Paola e di Ciro.

Tutto nasce da un post al calor bianco della mamma di Ciro, Rosa Buonadonna, che lancia accuse pesanti contro la madre della vittima e dell’assassino: «Vergognatevi. Mia figlia (Ciro, ndr) pure ha combattuto tra la vita e la morte. E tu (rivolta alla mamma di Maria Paola, ndr) che dici di aver fatto sacrifici per i tuoi figli se eri un’altra mamma tutto questo non lo facevi accadere. Fuori la caserma dei carabinieri (dove era in stato di fermo Michele Antonio Gaglione, fratello di Maria Paola, autore dello speronamento mortale e del pestaggio a Ciro, ndr) tu hai gridato: “Fatelo uscire a mio figlio, che ha fatto bene a uccidere la sorella perché sta con una femmina”». Poi l’affondo sorprendente: «I figli si accettano per come sono, non si uccidono. Riposa in pace Paola». 

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Caivano è una città sotto choc. All’uscita della messa di mezzogiorno dalla chiesa dei Cappuccini Alfonso De Caro, pensionato, così commenta: «Sono triste per quella povera ragazza, uccisa per un amore non compreso. Temo però che le due famiglie, che qui tutti sanno, contano parentele importanti nella malavita organizzata possono allungare la scia dei morti ammazzati. Violenze e vendette che sono, ahimè, il dna del Parco Verde». 

L’INCHIESTA
Intanto l’inchiesta sulla morte di Maria Paola, svolta dai carabinieri di Acerra diretti dal maresciallo Giovanni Caccavale, sembra essere già tutta delineata sia per quanto riguarda il movente che per la dinamica. Decisiva la testimonianza di Ciro, alla quale si è aggiunta la conferma dalla confessione di Michele Antonio Gaglione che in caserma ha ammesso: «Ho fatto una stronzata. Non volevo uccidere nessuno, figurarsi mia sorella, ma dare solo una lezione a quella che ha “infettato” Maria Paola. Volevo solo riportarla a casa nostra». 

IL POST DI CIRO
Da un letto della Clinica dei Fiori, dove Ciro è ancora ricoverato per una frattura scomposta ad un braccio, il compagno di Maria Paola ha postato sulla sua pagina di facebook tutto il suo dolore accusando il fratello di Maria Paola «di aver commesso deliberatamente un omicidio perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans». Poi su istagram, Ciro ha scritto un tenero ricordo: «Non posso accettarlo, perché Dio non ha chiamato me? Perché proprio a te amore mio, non riesco piùa immaginare la mia vita senza te, non ci riesco». E aggiunge: «Non riesco più a dormire, penso a te 24 ore su 24 amore mio, mi manchi, mi manchi tantissimo. Eri l’unica per me, l’unica che mi amava veramente. Non posso accettarlo ancora, non ci riesco. Mi mancano le tue carezze, mi manca quando mi svegliavi la mattina a darmi fastidio. Mi manca tutto di te, non ho mai smesso di amarti dal primo giorno che ti ho vista, Ti amerò sempre piccola mia».

E mentre nel web impazzano commenti, frasi d’amore e frammenti di odio, sul luogo dell’incidente c’è chi porta dei fiori, c’è chi lascia messaggi d’affetto per la giovane vittima, segnali di pietas cristiana. Su quel pezzo di tubo dove si è spezzata in un battere di ciglia la vita di una bella ragazza qualche anima caritatevole ha poggiato delle rose rosse, una croce bianca e un figlio di quaderno sul quale qualcuno o qualcuna ha scritto: «La mia unica sorella è volata via. Non avrei mai immaginato un destino così crudele per una persona così speciale. Proteggi la mia famiglia da lassù». 

Una domenica bestiale per il parroco don Maurizio, che pure ha trovato la forza e lo spirito per portare conforto alla famiglia Gaglione colpita dal lutto di Maria Paola e dal gesto efferato del fratello assassino. «Michele era uscito per convincere la sorella Maria Paola a rientrare a casa ma non l’ ha speronata, è stato un incidente». Questa la laconica versione dei fatti fornita dalla famiglia al sacerdote: «I genitori di Maria Paola e Michele sono molto provati». Una tragedia nella tragedia. 
 

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