Ragazzi uccisi a Ercolano, l'ultimo mistero: presero l'auto dopo mezzanotte

Ragazzi uccisi a Ercolano, l'ultimo mistero: presero l'auto dopo mezzanotte
di Dario Sautto
Lunedì 1 Novembre 2021, 09:11 - Ultimo agg. 17:11
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Poco dopo mezzanotte erano tornati a casa per posare lo scooter e prendere l'auto. Un'ora dopo, il 53enne Vincenzo Palumbo li ha scambiati per ladri e li ha uccisi, sparando undici colpi di pistola con la sua Beretta calibro 40 direttamente dal terrazzo di casa. C'è un buco di circa un'ora tra quel momento e la raffica di proiettili che, intorno all'1,30 di venerdì, ha ucciso Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro, i due giovani di Portici morti ammazzati a 26 e 27 anni, mentre erano in via Marsiglia, località San Vito di Ercolano.

Dai telefonini dei due ragazzi sequestrati insieme alla Fiat Panda bianca a bordo della quale hanno trovato la morte e all'arma del delitto usata da Palumbo e dal dispositivo gps montato sulla vettura, gli inquirenti potranno capire qualcosa in più su quegli ultimi istanti di vita di due giovanissimi, due bravi ragazzi che hanno trovato la morte alle pendici del Vesuvio.

Forse Giuseppe e Tullio avevano sbagliato strada a causa del navigatore, forse dovevano incontrare degli amici che abitano in zona. Forse il più giovane dei due seppure patentato stava facendo «scuola guida», come racconta Francesco, un loro amico. «So che Giuseppe era solito esercitarsi al volante in quella strada ha spiegato Francesco anche con un altro nostro amico della zona. Si partiva dalla parte bassa di via Marsiglia per poi inerpicarsi e salire. E Tullio si era messo alla guida».



Dettagli di una tragedia che, però, i familiari i Pagliaro sono assistiti dall'avvocato Maurizio Capozzo chiedono di conoscere. Non si danno pace per una tragedia così assurda e vogliono una risposta sul perché Palumbo possa aver scambiato quei due ragazzi per ladri. Questa mattina, in sede di convalida, il gip del tribunale di Napoli è chiamato a pronunciarsi sul decreto di fermo per il reato di duplice omicidio aggravato dall'uso di armi, accusa che sostiene la Procura napoletana procuratore Gianni Melillo, aggiunto Pierpaolo Filippelli, sostituti Luciano D'Angelo e Daniela Varone dopo i primi riscontri delle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco.
Il giudice per le indagini preliminari potrà interrogare Palumbo, già ascoltato per l'intera giornata di venerdì dagli inquirenti, il quale assistito dagli avvocati Francesco Pepe e Fioravante De Rosa sarà chiamato a chiarire quegli aspetti che, al momento, non tornano nella sua versione. Se fosse vero che Giuseppe e Tullio avevano un appuntamento a casa di amici della zona di San Vito, risulterebbe verosimile la versione fornita da Palumbo, che ha raccontato di aver visto un ragazzo fuggire a piedi, di aver urlato e poi di aver sparato contro la vettura. Non torna, però, la questione dei colpi esplosi: per l'autotrasportatore 53enne quattro-cinque, dai rilievi dei carabinieri sono stati repertati undici proiettili, di cui cinque hanno bucato il tettuccio della Panda, colpendo alla testa le due vittime.

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Ieri, durante la sua omelia, don Giorgio Pisano, sacerdote nella chiesa del Sacro Cuore in via Diaz a Portici è tornato sulla tragedia di Ercolano: «Ho detto ai ragazzi che anche chi ha ucciso, o uccide, può iniziare ad amare e a perdonarsi e a lasciarsi perdonare dagli altri con azioni sociali di bene, ovvero di giustizia riparativa perché nella morale comune si tende solo a punire, laddove punizione significa vendetta». Per don Enrico Aleotti, sacerdote nella parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio al corso Garibaldi «non ci sono parole, la mente umana purtroppo fa brutti scherzi». Mercoledì l'autopsia sulle salme, che saranno poi restituite ai familiari per i funerali, in un giorno in cui a Portici sarà lutto cittadino.
 

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