Rapina e sequestro di persona a Monte Porzio Catone: ordine di carcerazione per un ras dei Cuccaro-Aprea

Rapina e sequestro di persona a Monte Porzio Catone: ordine di carcerazione per un ras dei Cuccaro-Aprea
di Luigi Sabino
Mercoledì 13 Aprile 2022, 20:43
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Rapina e sequestro di persona. Sono questi i reati per cui Andrea Andolfi dovrà scontare quasi sette anni di reclusione. Ad arrestare il 42enne, in esecuzione di un provvedimento per la carcerazione emesso lo scorso 6 aprile dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri - Ufficio Esecuzioni Penali, sono stati i ‘Falchi’ della Squadra Mobile di Napoli. Andolfi, conosciuto con il soprannome di ‘Caccone’ negli ambienti criminali è stato rintracciato presso la sua abitazione di via Quaranta, nel quartiere Barra. Un arresto che arriva dopo quasi 18 anni. I fatti di cui risponde, infatti, risalgono al 2004 quando, verosimilmente insieme ad altri complici, avrebbe partecipato ad una rapina a Monte Porzio Catone, in provincia di Roma. Un arresto importante soprattutto per il ruolo che Andolfi, secondo le fonti investigative, avrebbe all’interno delle organizzazioni criminali dell’area est. Il suo nome, non a caso, compara in una vecchia indagine che portò alla cattura di decine di esponenti della cosca Cuccaro-Aprea di cui avrebbe fatto parte insieme a diversi familiari, tra cui il cugino omonimo, quest’ultimo noto come ‘o Minorenne e indicato, da diversi collaboratori di giustizia, come uno dei più feroci killer della mala barrese. Andolfi, invece, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella raccolta delle estorsioni ai gestori delle piazze di spaccio. Di lui, ad esempio, ha riferito il collaboratore Alessandro Migliaccio ex appartenente alla cosca. Le sue dichiarazioni, infatti, hanno permesso di ricostruire un episodio di cui sarebbe stato protagonista ‘Caccone’ e che era già emerso nel corso delle intercettazioni a carico di alcuni esponenti del clan. Si tratta dell’estorsione messa in atto al gestore di una piazza di via delle Repubbliche Marinare finito nel mirino dei ras. Così Migliaccio. “Quando sono uscito a marzo del 2014 – raccontò ai magistrati antimafia – c’era una sola piazza di ‘erba’ a via Mastellone … gestita da ‘Totore Capaianca’. Le altre se le erano prese gli Abrunzo–Amodio. Quella del rione ‘Bisignano … quella della ‘residenziale’, quella dei fratelli ‘parrocchiano’, quella del palazzo ‘Magliana’ … Quella della ‘residenziale’ pagava la quota agli Abrunzo–Amodio … dopo l’omicidio di Salvatore Abrunzo e l’arresto degli altri del clan Abrunzo–Amodio ci siamo ripresi noi le ‘piazze’. In particolare, cominciammo a prendere i soldi al mese dalle ‘piazze’ del rione ‘Bisignano’ … Quella dei ‘parrocchiani’ cominciò a pagare ad Andrea ‘Caccone’. Lo stesso Pasquale ‘parrocchiano’, che mi sembri si chiami Scognamiglio, mi disse che a ‘Caccone dava 250 euro a settimana che era di più di quanto dava agli Abrunzo–Amodio”.

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