Rapporto criminalità, a Napoli meno rischi che a Milano: «Ma ora serve più fermezza»

Rapporto criminalità, a Napoli meno rischi che a Milano: «Ma ora serve più fermezza»
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 16 Giugno 2018, 08:46
4 Minuti di Lettura
Ma chi ha detto che Napoli è la capitale del malaffare? E chi si ostina a sostenere che il Meridione d'Italia coincida con l'epicentro del terrore generato da micro e macrocriminalità? Dati alla mano - e lo sostiene una qualificata ricerca affidata a un gruppo di docenti universitari - c'è da rivedere l'intero quadro che disegna dinamiche e organizzazioni criminali. Lo studio a cura dei professori Giacomo Di Gennaro e Riccardo Marselli, confluito nel «Secondo rapporto su criminalità e sicurezza a Napoli», è stato presentato ieri a Castelcapuano.

IL PROCURATORE GENERALE
Posiziona la barra al centro, puntualizzando la propria opinione, lo stesso procuratore generale Luigi Riello, che introducendo i lavori afferma: «Non bisogna né dire che Napoli è l'inferno - perché non è vero - né dire che le cose vanno bene, perché poi si finisce con il sottovalutarle e si finisce per non affrontare con il dovuto rigore una situazione che resta delicata anche per quanto riguarda la criminalità minorile. Su questi delicati argomenti bisogna dunque usare una metodologia razionale, diversificata per le varie forme di criminalità: quella minorile, organizzata, e quella comune, capendo che non ci devono essere scuole di pensiero tra chi vuole la fermezza e chi vuole l'indulgenza: perché servono tutte le cose». Il Pg non ha dubbi: «Contro chi delinque ci vogliono risposte chiare, ferme. Si deve andare alle radici della devianza che riportano al disastro delle periferie, al disagio giovanile, ma dare anche risposte in termini di giusta repressione che sia degna di uno Stato democratico perché vanno tutelati gli imputati ma anche le vittime dei delitti».

 

IL RAPPORTO
Il Rapporto si interroga sui tassi di delittuosità, sulle varie fattispecie di reati a livello nazionale. Partendo dai dati di Napoli e provincia, poi comparati con altre aree metropolitane. Ed ecco la prima sorpresa: «Le città che presentano un tasso medio di delittuosità superiore a quello globale della metroarea (6003 delitti ogni 100mila abitanti) nel periodo compreso tra il 2004 e il 2015 sono tutte localizzate al Centronord». Al primo posto c'è Milano (8903 delitti), cui seguono Bologna (7400), Torino (6982), Genova (6547) e Firenze (6088). Napoli è solo al decimo posto, con 4417 delitti registrati. Atro dato: i tassi che indicano la violenza legata ai fenomeni di microcriminalità registrati nel capoluogo campano sono «nettamente inferiori e pari a poco meno della metà di quelli che si verificano a Milano.
NARRAZIONE NEGATIVA
Tutti questi elementi inducono uno degli autori della ricerca (finanziata dall'Istituto di Studi Politici San Pio V), il professor Giacomo Di Gennaro, ad affermare che «c'è una narrazione negativa di Napoli che spesso non risponde alla realtà. Dipende dal fatto che ci sono degli eventi di cronaca su cui si focalizza l'attenzione dei media, che generano nell'opinione pubblica una idea che in questo contesto ci sia un tasso di criminalità molto alto». E dunque, alla fine, è la «percezione del pericolo» a stravolgere un quadro di dati che parlano chiaro. «Dall'analisi dei dati - prosegue il docente - Napoli rispetto a certe città del Nord ha tassi di delittuosità molto più bassi: d'altra parte si evince che c'è un problema legato al consumo di alcuni reati, per esempio le rapine, che sono molto più elevati». Per Antonio Bonajuto, presidente della Fondazione Castel Capuano (ed ex presidente della Corte di Appello), «Napoli ha bisogno di continue verifiche per prendere coscienza della realtà criminogena che alligna in molte parti del suo territorio. La prospettiva è quella di passare dalle parole ai fatti, cercando di trovare delle soluzioni alle verifiche e alle indagini ricchissime, articolatissime fatte dai ricercatori».
I MINORI
Interessanti anche i risvolti legati alla devianza minorile. «In Italia - si legge nel rapporto - la criminalità minorile tende a concentrarsi particolarmente nelle grandi città metropolitane. Nelle 14 città esaminate sono state segnalate ben 161.653 denunce a carico di soggetti di età compresa tra i 14 e i 17 anni. In testa c'è Roma, con un totale di 24.465 segnalazioni, Milano con 22.284, poi Torino (21.624) e solo dopo Napoli, con 18.636 minorenni segnalati per aver commesso reati nell'arco temporale che va dal 2004 al 2015.
GLI OMICIDI
Se c'è una maglia nera per Napoli, quella resta legata ai fenomeni degli omicidi. Lo studio prende in considerazione - in questo caso - il periodo che va dal 1995 al 2015. A Napoli si continua ad ammazzare. E tanto. «L'analisi quantitativa degli omicidi in danno di affiliati alle organizzazioni criminali - si legge - ha interessato le città di Bari, Napoli, Palermo e Reggio Calabria. Nel ventennio in esame sono 705 le vittime di omicidi di tipo mafioso consumati nelle città analizzate: e di questi il 78 per cento è stato commesso a Napoli, che assorbe più dei tre quarti del totale rilevato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA