Razzismo a Napoli: «Mi diceva negro e schiavo, lavoravo per un euro all'ora»

Razzismo a Napoli: «Mi diceva negro e schiavo, lavoravo per un euro all'ora»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 3 Novembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 19:40
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«Ormai non è più soltanto una vicenda personale, ma voglio agire per proteggere anche tutti gli altri che si trovano nella mia situazione. Non è più tollerabile essere discriminati e sfruttati solo per il colore della pelle». Didier - nome di fantasia - è un immigrato 34enne proveniente dalla Costa d'Avorio. Ora teme per la propria incolumità dopo aver denunciato il suo datore di lavoro. Lavorava in un'officina di Materdei da quattro anni, mesi trascorsi senza un contratto di lavoro, pagato poco più di un euro all'ora e con l'onta di essere chiamato continuamente «negro» e «schiavo» dal suo titolare. Ieri ha deciso di ribellarsi, di denunciare. Lo ha fatto dopo l'ennesimo messaggio audio in cui il proprietario dell'officina gli diceva «tu sei un negro di mer.. di una razza di mer.. e resterai schiavo della vita, resterai schiavo a vita». Poi la minaccia: «Se ti acchiappo per strada ti mando in ospedale». Non ce l'ha fatta più Didier. Ieri ha contattato l'avvocato di origini nigeriane, Hilarry Sedu, paladino da sempre dei diritti degli immigrati, e ha denunciato quell'uomo.

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Da quanto tempo andavano avanti queste minacce?
«Da tempo, una volta sono stato pure schiaffeggiato dal mio titolare.

Non appena ho cercato di fargli capire che non potevo andare avanti con 15 euro al giorno, lavorando dalle 8 alle 20 di sera inoltrate, ha cominciato a minacciarmi. Sono un richiedente asilo, in Italia dal dicembre del 2017, un contratto di lavoro mi serve anche per tutti gli iter burocratici che mi consentiranno di restare in questo Paese».

Questo razzismo lo ha riscontrato solo sul luogo di lavoro o anche al di fuori?
«I napoletani non sono razzisti, anzi ho sempre elogiato questo popolo che mi fa sentire come a casa. Sarebbe un errore dire ora che i napoletani o tutti gli italiani siano razzisti per il comportamento di una singola persona, eppure questo tipo di atteggiamenti è diffuso soprattutto sui luoghi di lavoro: molti pensano che noi persone di colore dobbiamo avere meno diritti solo perché la nostra pelle è di un colore diverso».

Denunciando ora rischia di perdere il lavoro. Come si sosterrà?
«Sono diventato altamente specializzato come meccanico, elettrauto e gommista. So fare solo questo e spero di poterlo continuare a fare. Faccio un appello a chi possiede un'officina meccanica di offrirmi un lavoro, non li deluderò. In passato ho ricevuto già delle offerte da altre parti, ma ho sempre dovuto rinunciare perché il mio capo mi minacciava, una volta mi ha pure schiaffeggiato perché non voleva lo abbandonassi. Eppure non ha mai regolarizzato la mia posizione».

Come ha trovato il coraggio di denunciare?
«Dopo il messaggio di ieri non ce l'ho fatta più. Ho inoltrato l'audio al mio avvocato Hilarry Sedu e lui mi ha fatto trovare il coraggio per ribellarmi. L'ho fatto dopo quattro anni, non subito, perché non è semplice denunciare quando anche pochi euro sono necessari per tirare avanti onestamente. So che anche molti ragazzi italiani non hanno regolari contratti di lavoro, ma essere discriminati solo per il colore della propria pelle è un dolore che si vive nell'anima ogni giorno e che può capire solo chi ci è passato, io posso capire cosa accade ad un idolo pur celebre come il giocatore del Napoli Koulibaly. Spero che il mio gesto possa dare coraggio anche a tanti altri ragazzi invisibili per trovare la forza di ribellarsi a questi comportamenti».

Adesso ha paura?
«Moltissima, quell'uomo mi ha già messo le mani addosso. Non abito lontano da quell'officina e temo per la mia vita. Anche per questo mi perdonerà se almeno per adesso preferisco non mostrare il mio volto e dire il mio nome. Adesso chiedo solo giustizia». 

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